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363. Francesco Sforza al podestà di Pavia 1452 marzo 26 Milano.

Francesco Sforza chiede al podestà di Pavia a quale titolo pretende che il famiglio di Taliano sia condannato a morte per avere rubato un porco e con i suoi compagni certi cavalli al ministro di San Lazzaro di Pavia quando lui non fa giustizia contro quelli che a Pavia commettono latrocinii, furti, omicidii e altri eccessi. Gli impone di rilasciare il famiglio ducale ricordandogli quanto le lamentele che lo riguardano siano ben motivate.

Potestati Papie.
Spectabile dilecte noster, respondendo brevemente ala vostra littera de dì xx del presente, et primo ala parte del famiglio de Taliano, nostro famiglio, presente portatore, ch'el vi pareria devessimo consentire che contra lui se fesse rasone et cetera, vi dicemo che non ne pare debito che per havere questo famiglio confessato havere furato uno porco et per volere consentire cum soi compagni de volere furare certi (a) cavalli al ministro de San Lazaro de quella nostra città, debia essere damnato ad morte perché, non facendo voi rasone, como se rechiede al vostro officio contra quelli che in Pavia de dì et de nocte comettono latrocinii, furti, homicidii et multi altri excessi, non la devete fare contra questa sì miserabile persona per sì poco fallo. Et però volimo che lo debiati relassare liberamente et debiati actendere ad punire cum ogni vostra industria quelli che commettono in quella nostra città gli excessi che havimo (b) dicto de sopra.
Et perché diceti che quelli che dicono male de facti vostri lo fano ad fine de havere el vostro officio, ve dicemo che voi sete in errore perché non uno, né doi che si dogliono deli vostri non boni portamenti, ma sonno multe persone et digne de commendatione ale quale recresce la negligentia che usate in quello vostro officio. Ala parte che diceti li nostri auditori impediscono el vostro officio, ve dicemo che li nostri auditori scrivono le lettere secondo rechiede la rasone. Data Mediolani, die xxvi martii 1452.
Cichus.

(a) certi in interlinea su tre depennato.
(b) che havimo in interlinea su como è depennato.