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908. Francesco Sforza a Giacomo de Alferi e al podestà di Sant'Angelo 1452 settembre 14 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza sollecita Giacomo de Alferi e il podestà di Sant'Angelo a rendere giustizia a Gabriele da Barni e fratelli perché un loro massaro, Bertolino detto Pagia, obbligatosi con vincolo massarizio, come appare da pubblico atto, è andato a Sant'Angelo, e ricusa di fare il suo dovere, adducendo che da lì non è più tenuto a tanto.

[ 218r] Iacobo de Alferiis de Crema necnon potestati Sancti Angeli.
Gabriel da Barni et li fratelli, nostri citadini lodesani, ne ha facto significare che uno Bertholino dicto Pagia, suo massaro, qual gli ha obligato de bona quantità de dinari et altre robbe per cagione de massaritio, come dice apparere per publico instrumento, è partito da loro senza licentia et conclusione de ragione alcuna, et se è reducto lì a Sancto Angelo et recusa farli el debito, parendo a luy, siandose reducto lì, de non potere essere restrecto a fare el dovere; che seria dare exempio ad altri de fare fuga, che non volimo comportare, neanche credimo sia per consentimento del magnifico Bolognino né de vuy. Pertanto ve caricamo che a dicti fratelli faciate ragione contra dicto Pagia, secondo le ragione et instrumenti d'essi fratelli, como credimo fariti per vostra discrectione e driteza. Data in castris apud Quinzanum, die xiiii septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.