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965. Francesco Sforza ad Alessandro Sforza 1452 settembre 30 "apud Lenum".

Francesco Sforza ribadisce al fratello Alessandro di non mandare messi dagli uomini di Giovanni dalla Noce perché, se prima intendeva alloggiarli presso lui, ora gli dice che intende mandarli nel Parmense da Giacomo Ursino e Antonio Trotto. Circa il fatto dei Milanesi che mal tolleravano di non potere usare le acque della Martesana ribadisce di abbattere la torretta posta contro Rivolta e togliere i pilastri, come sanno Cristoforo da Cremona e Zampono; così facendo la Martesana sarebbe libera perché la Muzza, ricca d'acqua impedirebbe ai nemici di oltrepassarla. Informa poi il fratello che gli manda Bartolo Salvo, ingegnere esperto di acque, inviato da Genova, per vedere se è possibile abbattere il ponte di Cerreto, ora che l'Adda è grossa. In una aggiunta, datata 2 ottobre, ribadendogli la sua decisione di abbattere la torretta, vuole conoscere il giorno d'inizio dei lavori, perché potrebbe così avvalersi di Gaspare da Sessa, e poi mandarlo a Pizzighettone.

[ 237r] Domino Alexandro Sfortie.
Te scripsimo che non bisognava mandassi da quilli homini d'arme de misser Iohanne dela Nuce, perché nuy havevamo facto pensiero che tu havessi tucti quelli homini d'arme et non parte, cioè mandarli ad allozare cum teco sotto colore de fare qualche cosa et per quella via appropriarteli. Et così te dicemo per questa, nuy li mandiamo de presenti in Parmesana ala defesa de quelle parte cum Iacomo Ursino et miser Antonio Trotto.
Ulterius te scripsimo per doe altre nostre lettere che, siando tanto incomodo al Milanese non potere goldere la Martesana, el remedio era torre la torretta quale tenevamo nuy scontro ad Rivolta, la quale facilemente in vii dì se porria torre; non ne havemo havuta resposta, che assay ne maravigliamo. Però itterato te lo scrivemo et replicamo debbi inzegnarti de haviare dicta torretta, advisandote che facendo questo, cioè tollendo dicta torretta et guardandola poy bene et rompendo lo ponte de Rossa et tollendo via alcuni pillastri de ponte, quali sanno Christoforo da Cremona et Zampono, et guardando bene lo ponte de Paule, Martisana restarà in la pace, perché la Muza sarà grossa et non porrano li inimici passare in nissuno luoco. Siché vogli ordinare questo facto et farlo exequire cum effecto et presto, et falo secretamente, chè altramente non te reusseria, perché ne torrà grandissimo affanno et molestia de Milanesi, quali ogni dì ne dano per questa cagione, et anchora se schiverà pericoli assay posseno occorrere per le pratiche di salviconducti et altre cagione, et cetera.
Insuper habiamo qui uno maestro ingegnero quale ne ha mandato el signor duxe de Zenoa, quale è valentissimo in aqua et industrioso, al quale vogli fare carezze et honore circha el suo vivere, et non sia facto como ad quello balestrero venne ad proferire circa lo ponte et la bastita, et cetera, che per(ò) vogli, mò che Adda è grossa et tucta hora ingrossa più, ponere ogni studio et pensiero si per via de armata o tratte o zepate o ligni et arbori tagliati, s'el si potessi guastare lo ponte de Cerreto, et per questa cagione mandiamo là dicto maestro. Data in castris apud Lenum, die ultimo septembris 1452.
Ser Iacobus.
Cichus.
Die ii octobris apud Lenum duplicata fuit suprascripta cum additione infrascripta.
Ceterum, Alexandro, perché tu intendi bene la voluntà nostra, vorisemo che subito se mandasse ad executione el facto dela torreta suprascripta, et vorissemo che tu ne advisasse subito in quanti dì et quale dì tu proponi farlo; et facendolo subito, gli potray opperare Gasparro da Sessa, perché poy volimo che tu lo mandi cum tuti li soy ad Pizighitone, dicendoli che forse lo operarimo ala impresa de Parmesana; et cum primum serà lì ad Pizighitone, fa' che ne siamo advisati per potere disponere de luy secundo ne parirà. Et quando pur non te paresse potere exequire el facto de dicta torretta cussì presto, ad ogni modo volimo ch'el dicto Gasparro vengha via como havemo dicto, et facendo presto te bisognarà dicto Gasparro. Data ut supra.
Cichus.