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1185. Francesco Sforza a Giorgio de Annone e a Lancillotto da Figino 1453 febbraio 14 Milano

Francesco Sforza conferma a Giorgio de Annone, luogotenente di Alessandria, e a Lancilotto da Figino, familiare ducale, di avere ricevute le loro lettere nelle quali parlano del bisogno delle genti ducali e della loro andata agli alloggiamenti, nonché degli interventi che necessiterebbero lì, per quella impresa e per la protezione di quella città come anche per far fronte alla carenza di strami e di fieni. Di ciò è stato anche aggiornato da Giovanni da Scipione, cui ha poi chiarito qual'è la sua volontà. Il duca risponde che pure lui si duole per i danni e le gravezze che incombono sui cittadini, ma siccome intende proseguire nell'impresa contro quei di Monferrato, occorre che convincano i cittadini perché farà di tutto perché siano liberati dalle offese loro causate dai nemici.

Spectabili et nobili viris Georgio de Annono, locontenenti Alexandrie, et Lancilocto de Figino, familiari, dilectis nostris.
Havimo recevuto alcune vostre lettere, seperate et insieme, de dì vii del presente, per le quale ne scriveti del grande bisogno hanno [ 439r] quelle nostre gente, et del loro essere partiti et andati per li lozamenti, como per più altre vostre ne haveti scripto, et il recordo quale ne faciti delle provisione necessarie lì, sì a quella impresa, quanto etiandio alla conservatione de quelIa nostra città, et finalmente della graveza hanno quelli nostri citadini d'esse nostre gente per respecto del manchamento delli strami e feni, et cetera. Del tucto remanemo pienamente advisati, etiam per Iohanne da Scipione, quale è venuto qua da nuy, del tucto ne ha informati pienamente, al quale havimo chiarito assay della volontà nostra. Alle quale vostre, respondendo, dicimo, quanto alla parte della graveza hanno dicti citadini che a nuy grave et dole grandemente delli loro damni e graveze, et volonterali alleviarissimo, ma, invero, consyderato che nuy non havemo el modo de presenti, et perché intendimo proseguire alla impresa, como havimo per altre nostre scripto, volemo li confortati ad havere patientia et fare al meglio che ponono, et vuy provedeti con quelli megliori modi che posseti che recevano manca incommodo et damno che sia possibile per fin ad alcuni dì, che provederimo alla indemnitate loro et faremo fare contrali inimici in modo che se troverano liberati dalle offese soe et contenti de nuy, como anche dal dicto Iohanne più chiaramente lo intendereti. Siché faciti che dal canto vostro sopra ciò se gli usa ogni diligentia et cura vostra, in modo che quelli nostri citadini remangano patienti et le cose nostre passano bene. Ex Mediolano, die xiiii februarii 1453.
Bonifacius.
Iohannes.