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308. Francesco Sforza a Pietro Campofregoso 1452 marzo 22 Milano

Francesco Sforza scrive a Pietro Campofregoso, doge di Genova, d'aver sentito che lui ha fatto imprigionare alcuni uomini del condottiero ducale Cristoforo Torelllo per il furto di alcuni muli fatti ad alcuni suoi uomini, autori dell'omicidio di un uomo d'arme, compagno di Fioravante da Perugia, condottiero ducale. Sebbene i suoi mulattieri meritassero una punizione, non si fece nulla, al di là della consegna a Fioravante dei detti muli. Chiede che i prigionieri vengano ora liberati.

[ 95r] Illustri et excellenti domino tanquam fratri nostro carissimo domino Petro de Campo Fregosio, Dei gratia Ianuensi duci, et cetera.
Sentito che la signoria vostra ha facto detinire alcuni delli homini de domino Christofaro Torello, nostro conducterio, per casone de certi mulli tolti ad alcuni delli vostri, li quali occideteno uno homo d'arme nostro, compagno de Fioravante da Perosa, nostro etiamdio conducterio, per la quale casone in quelli dì dalla prefata signoria vostra a nuy hinc inde forono scripte più littere. Et quanvis la rasone havesse voluto dicti mullateri fossero stati altramente puniti, non è perhò sequito altro per respecto d'essa vostra signoria, salvo che quelli mulli forono dati al dicto Fioravante per satisfactione de quello doveva havere dal dicto homo d'arme. Avenga per una minima parte non habiamo supplito, né potessimo fare dimanco per observatione della iustitia, instandone dicto Fioravante gli volessimo fare rasone, como più fiate fo scripto a vostra signoria. Pertanto, non essendo dicti homini debitamente, per questa casone, tanto detenuti, confortiamo et pregamo vostra signoria piacia farli liberare, adciochè dicto domino Christoforo non habbi a farne altra querella, et a bene che cossì riquira il debito della iustitia et rasone, tamen l'haveremo a piacere, et cossì se rendimo certissimi la sigoria vostra farà. Data Mediolani, die xxii marcii 1452.
Aluysius de Romanis.
Cichus.
Dupplicata sub die xxvii marcii 1452.
Cichus.