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5. Francesco Sforza a Paolo e Uberto Spinola 1451 dicembre 26 Lodi

Francesco Sforza esorta Paolo e Uberto Spinola ad andare da suo fratello Corrado, assicurandoli che a loro, come a qualsiasi suddito genovese, non necessita salvacondotto per andare e muoversi nel dominio sforzesco. Corrado parlerà loro della necessità di espellere Filippo Spinola e, se occorrono maggiori ragguagli, vadano da lui.

[ 5r] Paulo et Uberto de Spinolis.
Havimo per molte vie et anche per unalittera de vuy Polo che havendone rechiesto il magnifico nostro fratello Conrado che devesti andare daluy, non li setti voluti andare et haveti recusato penitus andar lì senza salvoconducto, allegando vel interponendo più respecti quali sonno fallaci. Dela qual cosa non pocho ne siamo maravigliati, perché nostra intentione è che ogniuno citadino et subdito dela magnifica communità de Zenoa possa venire et stare et praticare nel dominio nostro liberamente et (a) senza veruno impedimento, non altramente como fanno li nostri proprii citadini et subditi, né li bisogna salvoconducto alcuno, perché non altramente vogliamo siano tractati tucti li Zenoesi in el paese nostro che li nostri medesmi homini, et perhò non bisogna che habiate tale dubitatione de nuy quale haveti demonstrato. Per la qual cosa havendo cari cadauno de voy como se ne fostivo fratelli, vi confortiamo andare liberamente dal dicto Conrado senza veruno respecto, certificandovi che non ve sirà facto molestia alcuna, ma solamente intendereti quanto siala nostra voluntà et dispositione verso Filippo Spinula, et non essendovi dicto ad compimento per il dicto Conrado siché habiate ad remanere contenti, vi confortiamo a venire da nuy che vi farimo intendere la voluntà nostra per tale modo che vi farimo restare bene contenti, certificandovi che vi trovareti di bona voglia essere venuti da nuy per intendere dicta nostra voluntà. Data Laude, die xxvi decembris 1452. (b)
Cichus.


(a) et ripetuto.
(b) Così A.