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601. Francesco Sforza a Corrado Sforza Fogliani, a Pietro da Pusterla e a Giovanni Matteo Bottigella 1452 agosto 23 apud Quinzanum

Francesco Sforza scrive a Corrado Sforza Fogliani, a Pietro da Pusterla e a Giovanni Matteo Bottigella in Alessandria sulla volontà del marchese e di Guglielmo di Monferrato di arrivare a un accordo. Ha pure inteso quanto ha riferito Danielo di ritorno da Genova e le difficoltà denunciate da Luigi da Valperga. Vuole che si intendano con gli ambasciatori regi per arrivare a una conclusione nell'osservanza degli ordini da lui dati. Ricorda che è arrivato il conte da Vaceres, ambasciatore del Re di Francia, con la notizia della mobilitazione di seimila cavalli ai confini dello stato di Savoia, pronti a intervenire a ogni richiesta dello Sforza. Detto signore da Vaceres ha portato inoltre l'ordine per il governatore di Asti di muoversi, su richiesta sforzesca, contro i signori del Monferrato se fossero renitenti a venire a un accordo. Domattina il signore da Vaceres va a Firenze, e Luigi de Armoldi torna ad Asti. Circa il capitolo di Genova vuole che si faccia tutto il possibile perché sia inserito nella conclusione. Quanto alla richiesta di gente fatta dal doge di Genova, se si verrà, come si spera, a una conclusione, non ve ne sarà più bisogno. In caso contrario lo si avvisi.

Magnifico Corado de Foliano, Petro de Pusterla et Iohannimatheo Butigelle, Alexandrie.
Respondendo a quanto (per) più vostre lettere ne haveti scripto delle cose dellà et della bona volontà et despositione che halo signore marchese et signore Guilielmo de Monferrato de venire ad accordio cum nuy, et cetera, dicemo ch'el ne piace. Et havendo inteso quanto ha reportato Danielo, retornato da Zenoa, et quelle additione et difficultà quale Aluyse da Valpergha et dicto Danielo pongono. Non deliberando per niuno modo essere tenuti in tempo né menati per lalonga, perché non se fa per nuy (a) de stare in praticha, volimo che, immediate havuta questa, intendendovi cum quelli magnifici ambassatori regali, vedati per ogni modo de concludere la cosa, sequendo in omnibus et per omniali ordeni et commandamenti che haveti da nuy, non havendo concluso alla (b) ricevuta de questa, et del tucto ne vogliate subito dare notitia, avisandove, como sapeti, che qui è arivato monsignore da Vaceres, ambassatore della mayestà del Re de Franza, lo quale fral'altre cose ne ha dicto per parte d'essa mayestà como ha mandato de presenti alle confine delle terre del duca de Savoya cavalli vi mila cum piena commissione che s'el dicto duca de Savoya se move a fare contra [ 209r] nuy et che nuy gli ne daghamo notitia, farà che immediate loro romperano et farano guerra al dicto duca de Savoya o venerano de zà secondo rechiederemo. Ultra ciò ha portato expresso commandamento ad monsignore governatore d'Ast che non volendo li dicti signore marchese et signore Guilielmo venire ad accordio cum nuy, como è stato rasonato, che luy cum tucte quelle gente se debbia fare inanzi et fare contraloro ad ogni nostra requisitione (et questo è verissimo, et non sonno miga cianze né frasche), como de ciò ne scrive la prefata mayestà, secondo vedereti per le copie incluse. Siché per ogni modo fati che habiamo questa chiareza, perché nuy possamo ordinare quello che sarà da fare dal canto dellà, certificandove che la prefata mayestà del Re de Franza et de re Renato sonno inclinatissimi et dispositissimi ad ogni nostro favore et adiuto quanto nuy stessi. Et per assetto et acconzo de queste cose lo dicto monsignore de Vaceres parte de qui damatina et va a Fiorenza, et misser Aluysio de Armoldi torna da monsignore guovernatore d'Ast et porta da nuy quella commissione che intendereti da Iohanne da Castelnova, presente portatore, al quale vogliate crede(re) como a nuy proprii.
Circa quello capitulo de Zenoa, che ne scrive ti Iohannematheo, dicimo che vuy fati tucto quello possiti che, secondo la dicta conclusione, gli sia inserto lo dicto capitulo, et quando non fosse possibile de inserirlo, volimo che adaptati le parole in modo che quoad effectum se gli intendala substantia del dicto capitulo.
Alla parte delle gente che ve ha rechieste el duxe, havimo inteso quello ne scriveti. Se questa conclusione segue, como speramo debbia sequire, le dicte gente non bisognarano. Pur quando el bisogno accadesse, volimo che ne advisati. Ex castris nostris felicibus apud Quinzanum, die xxiii augusti 1452.
(c) Persanctes.
Cichus.


(a) Segue essere menati alla depennato.
(b) alla ripetuto.
(c) Precede Iohannes de Ulesis depennato.