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612. Francesco Sforza a Lancillotto da Figino 1452 settembre 4 apud Quinzanum

Francesco Sforza spera che Lancillotto da Figino abbia appreso quanto riferito da Giovanni da Castelnovate circa l'ordine da seguire nella raccolta dell'uva. Ribadisce tale ordine, soprattutto dopo aver visto quanto, indecorosamente, si è fatto nella raccolta delle biade. Ad evitare i danni allora subiti dai cittadini, vuole che aduni tutti i condottieri e comandi loro di fare la scorta nella raccolta dell'uva dando disposizioni sulle modalità. Informato della richiesta di compenso dei condottieri per la scorta, vuole che Lancillotto s'informi da chi è partita tale richiesta. Si faccia la scorta pure per la semina.

[ 214v] Lanzaloto de Figino.
Nuy se rendiamo certi che, ultra quello ti commisemo a boccha quando te partiste de qua da nuy, haveray inteso quello che havimo scripto et mandato a dire, et mò, ultimamente per Iohanne da Castelnovate, dal quale non dubitamo che haveray inteso ad compimento la volontà nostra, cioè, del'ordine che se havesse a servare in lo recogliere delle ughe de quella citade. Et perché vedimo che non è seguito effecto alcuno, ma piutosto lo opposito, havemo deliberato replicarte per questa quello medesmo. Tu hay bene veduto li modi che sonno stati tenuti per li nostri che sonno dal canto dellà in le biave de quelli nostri citadini, et quanto li dicti nostri se siano deportati sinistramente cum loro vergogna et mancamento et cum puocha utilità et reputatione al stato nostro. La intentione nostra era questa, et è, che, per non fare perseverare quelli nostri citadini in desperatione per le biave che non hanno possuto recogliere, né fare alcuno suo facto, et per altri damni che hanno recevuti che tu dovesti essere cum tucti quelli nostri conducteri et ordinargli et commandargli per nostra parte che dovesseno fare la scorta per recogliere le ughe in questo modo, cioè, che se andasse tre dì per porta, et che li altri della città andasseno ad adiutare quelli de quella tale porta, perché questo se posseria fare multo bene commodamente, et li homini nostri haveriano recolto le ughe loro et facto questo, che li homini della terra adiutasseno quelli nostri soldati cum le carre ad recogliere (a) delle ughe deli inimici per loro, como sonno de quelli del Boscho, Fregarolo, Solerio et Quargnento. Et aspectando che ne fosse seguito qualche effecto, siamo informati che quelli nostri conducteri hanno rechiesto che, dovendo fare queste tale scorte, vogliono uno ducato per coraza, della qual cosa ne maravegliamo et dogliamo tanto quanto dire potessimo, et per certo ne havimo pigliato tanto despiacere et melenconia et affano in lo animo nostro, quanto havessemo possuto pigliare de alcuna altra cosa, et haverimo carissimo de intendere et sapere chi è stato l'origine [ 215r] et fondamento de questa tale marescaltia, perché gli daressimo ad intendere quanto questi tali modi ne sonno stati et sonno molesti. Il che te carricamo et stringemo vogli cercare et investigare et advisarne della certeza, siché ne siamo molto bene chiari, certificandoti, Lanciloto, che nuy havimo desposto in l'animo nostro de piutosto volere perdere Alexandria et tucto quello che havimo del canto dellà, che comportare alli nostri tali deshonestissimi modi, perché, comportandogli ultralo damno, che ne segueria, el ne segueria grandissima vergogna et mancamento. Siché, havendo tu intese quello che havimo dicto de sopra, volimo che, havuta questa, te retrovi cum tucti quelli nostri conducteri alli quali faray molto bene intendere questa nostra intentione, et in modo che sia seguita integramente et maxime, che quelli nostri citadini recogliano le ughe loro, al che volimo che pone ogni studio, cura et diligentia et, dal canto tuo, non gli (b) mancare se crede de fare cosa che ne debbia essere sumamente grata et acepta. Ex campo apud Quinzanum, die iiii septembris 1452.
Persanctes.
Et cossì dicimo debbi fare fare la scorta al seminare. Data ut supra.
Cichus.


(a) Segue quelli depennato.
(b) gli in interlinea.