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671. Francesco Sforza a Giovanni Ferruffini,a Giorgio de Annone, a Pietro da Pusterla e a Giovanni Matteo Bottigella 1452 settembre 11 apud Quinzanum

Francesco Sforza dice a Giovanni Ferruffini, di Giorgio de Annone, di Pietro da Pusterla e di Giovanni Matteo Bottigella di essere aggiornato di quanto è accaduto e chiede quanto ora occorre operare per la garanzia della città. Ribadisce, come avranno anche inteso da Giovanni da castelnovate, che vuole si liberino di quaranta, cinquanta fino a cento e più individui che a loro paiono sospetti, valutando se possono fare ciò in uno o più giorni con la gente che hanno in Alessandria o se devono avvalersi di quelli del Castellazzo e di quelli del Bergolio o della gente del Balivo.

Domino Iohanni Ferruffino, Georgio de Anono, Petro de Pusterla et Iohannimatheo de Butigellis.
Heri et hoge havemo recevuto più vostre littere de dì vii, viii et viiii del presente, per le quale (a) a compimento restamo advisati de tucto quello era seguito dal canto dellà fine in quello dì, del che ve commendiamo. Et perché tucte le cose et provisione sonno da fare per nuy in quelle parte per la salute del stato nostro, ne pare quodammodo facile et legiere, salvo la provisione è da fare de presenti in assecurarse de quella citade secundo vuy, insieme et in particulare, ne haveti sempre recordato, et secondo etiamdio, ne haverete inteso che è la nostra intentione da Zohanne da Castelnovate. Et havendo nuy questa cosa molto nel cuore, per modo che l'animo nostro non (può) repossare fine a tanto che non habiamo havuto adviso da vuy che habiati facto tale providemento in cavare fuora de quelli homini de quella terra, ch'el vi parerà poterne vivere securi. De nuovo per questa nostralittera, lassando de respondere alle altre parte, ve ricordiamo et dicimo che, como havereti inteso dal dicto Zohanne, che l'animo, la mente et la totale intentione nostra si è che debiate cavare da quella citade non solamente né xxv, né xxx homini, ma xl, L sin in cento et più, s'el ve paresse [ 240r] bisognare, zoè de quelli ve parerano più sospecti quali podessero nocere al stato nostro, per modo et forma ch'el ve parà che de quella città possiamo largamente, vuy et nuy, dormire securi, et che quelle nostre gente possano ussire fuora et andare, et stare, et tornare, secondo serà necessario, senza havere reguardo alcuno alla citade. Et per fare questo volemo, como scripsemo al dicto Zohanne dipoy la soa partita da nuy, inanzi ve moviate a fare novità alcuna, debiate examinare et discutere molto maturamente fra vuy, se lo posseti fare cum quella gente solamente sonno de presenti in Alexandria o s'el ve paresse mandare per quelle sonno al Castellazo, et havere li homini de Bergolio et le gente lì sonno, o s'el ve paresse mandare a torre delle gente del Bayli, ancora, s'el ve parerà, cavarli tucti in uno dì o in più dì, mò una parte, mò un'altra, siché scandalo alcuno non possa seguire. Nuy ve havemo voluto dire et recordare la mente et parere nostro: fate mò quello cognoscereti sia expediente per renderne salva quella cittade et, per Dio, se amate el bene del stato nostro, qual'è etiandio vostro, non guardati, né ve fidati de bone parole de veruno, nì de amicitia, nì de parentadi perché tu, Petro, hay pur veduto tanta experientia de quelli toy traditori, li quali sempre hanno parlato et facto parlare ti tanto largamente della fedeloro verso nuy, et devi essere sì scotatto, che devi havere paura del'aqua fredda et non credergli con lo pegno in mano, avisandone che quando sinistro alcuno occorresse, nuy ne daressimo sempre la colpa a vuy et non ad altri, perché, como vedete, in tucto nuy remettemo questa cosa nelle vostre braze, et sotto la vostra speranza ne vivemo et viveremo fine a tanto che Dio vorrà, che quelle cose pigliano megliore forma. Alli zintilhomini de Maso, marchesi de Incisa et homini de Viugli, scrivemo opportunamente per le alligate nostre littere, secondo vedereti per la copia qui inclusa. Data in castris nostris felicibus apud Quinzanum, die xi septembris 1452.
Iohannes Antonius.
Iohannes.


(a) Segue restamo depennato.