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713. Francesco Sforza a Giovanni Matteo Bottigella 1452 settembre 22 apud Lenum

Francesco Sforza dice ll'aulico ducale Giovanni Matteo Bottigella di aver preso atto che il duca di Savoia ha mandato suoi ambasciatori al Balivo, e del richiamo che fa della faccenda di Pavia per Luigi di Valperga. Lo ringrazia e gli chiede di continuare a riferirgli quello che sentirà dal canto dellà. Non ritiene che sia ora il momento per la faccenda di Pavia: avverrà a suo tempo, e allora chi lo ha offeso sarà malcontento. Si dice impossibilitato ad accontentarlo per il pavese Domenico Melazo inviato al confino: non vuole urtare gli altri mandati con lui.

Spectabili viro Iohanni Matheo de Butigellis, aulico nostro dilecto.
Havemo veduto quanto ne scrive per una toalettera da dì xviii delli ambassatori mandati per lo duca de Savoya (a) al Bayli et del recordo ne fay della facenda da Pavia per Aluyso da Valperga, et cetera. Al che, respondendo, dicemo te commendiamo et laudiamo de quanto ne advisi, et cossì te confortamo faci per l'advenire, che non poresti farce al mondo cosa più grata che tenirne continuamente advisato de quello sentiray dal canto dellà. Et al presente non ne pare tempo de fare la facenda da Pavia, che tu ne recordi, ma quando ne parerà sia el tempo, la exequiremo et per tale modo che loro et l'altri, chi ne haverano offeso, serano malcontenti et serano meritati secondo l'opere che haverano facte.
Alla parte de Domenico Melazo, citadino de quella nostra città, mandato in confine, et cetera, dicemo siamo certissimi niuna cosa te movi ad recommandarcelo, se non [ 258r] la fede soa verso nuy et lo stato nostro, et essere vero quello tu ne scrivi, ma ne pare per non despiacere a quelli altri nostri che sonno lì, neanche per non desdegnare l'altri mandati insieme cum luy in confine, de non fare repatriarlo et ch'el resti per adesso cum li altri. Ex felicibus castris nostris apud Lenum, die xxiii septembris 1452.
Iacobo Rivoltella.
Iohannes.


(a) Segue mandati depennato.