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716. Francesco Sforza a Marco Corio 1452 settembre 23 apud Lenum

Francesco Sforza avverte il famigliare ducale Marco Corio d'aver ordinato al suo segretario Cicco Simonetta di mandargli cinquecentotrentanove fiorini: di essi ne darà uno per cavallo a ogni uomo d'arme (ma vedendo tucti li homini d'arme per lo vulto che non fosse inganato). I rimanenti cento fiorini li distibuisca ai conestabili secondo li fanti vivi hanno. Il fiorino dato agli uomini d'arme è solo per farli andare in campo, dove riceveranno altr denari. Fatta tale distibuzione, lasci Alessandria con tutta la gente da cavallo e da pede et cum li cariazi e si rechi al di là di Piacenza verso Caorso e da lì non si nuova senza un ordine ducale.

[ 258v] Nobili Marco de Coyris, familiari nostro dilecto.
Nuy scrivemo ad Angelo Simonetta, nostro secretario, quale te mandarà da Milano fiorinl cinquecentotrentanove delli nostri per dare a quelli erano della compagnia de domino Zohanne dalla Noxe. Pertanto volemo che de questi denari tu ne debbi dare alli homini d'arme uno fiorino per cavallo, cioè per li cavalli della conducta quali sonno, secondo lalista ne hay mandata, cavalli quattrocentotrentanove in tucto. Li altri cento fiorini volemo li debbi compartire frali conestaveli, dando a ciascaduno la parte soa, secondo li fanti vivi hanno, como meglio te parerà. Ma a dare questi denari volemo tu debbi vedere tucti li homini d'arme per lo vulto che non fosse inganato, et dirgli de uno in uno, che nuy gli damo questi denari solum per venire in campo, et che quando sarano qui, gli ne darimo del'altri, confortandoli a stare de bona voglia, como meglio te parerà, et cetera. Et quando habbi dato li denari, volemo debbi venire cum tucte queste gente da cavallo et da pede et cum li carriazi et ogni cosaloro, et fermarti quando saray da qua da Piasanza verso Caorso, avisandone del dì te partiray de Alexandria et quando saray gionto lì, de qua da Piasenza, donde non te partiray senza nostralicentia, ma vede de menarne ogniuno et menarli insieme et che nissuno resti dretro perché ne doliriamo de ti. Et non perdere tempo alcuno al venire. Ex campo nostro felici apud Lenum, die xxiiii septembris 1452.
Zanettus.
Cichus.