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1288. Francesco Sforza alla comunità e agli uomini di Castell'Arquato 1453 gennaio 15 Milano.

Francesco Sforza scrive alla comunità e agli uomini di Castell'Arquato lamentando le ripetute disobbedienze al podestà e agli ufficiali con danni per l'amministrazione locale e per la giustizia, per opera di individui che insieme si coalizzano perché non si faccia se non quello che loro pare. Il duca chiede che se vi fosse comunità o persona che si ritiene ingiustamente gravata, ne parli con lui stesso perché pretende che fra i suoi popoli si amministri giustizia e che sia data obbedienza.

Communitati et hominibus Castri Arquati.
Intendemo che fra vuy è fata certa liga et adunatione de alcuni qualli portano al nostro podestà de quella terra et ali soi officiale poca obedientia et mancho reverentia, et che lì non si pò più fare Consilio, ne iustitia, et esso podestà né li officiali suoi non possano più exequire cossa gli scriviamo, perché, quando dicto podestà ha convocato el Consiglio et proposto quello ha ad proponere, li predicti colligati saltano cum l'arme et rumore in Conscilio et voltano ogni cossa sottosopra in modo che non se pò deliberare, né exequire cosa alcuna, non ma como a loro pare; dela qual cossa per certo ne recresse et dole quanto ve potessemo dire et manchamo dela bona opinione havimo fin a qui havuto de vuy. Unde ve dicemo che debiate fare tale provisione et ordine fra voi chi, dala recevuta de questa inante, non sentiamo may più chi in quella terra se commetta simile errore et che li nostri officiale possano fare raxone et exequire quello gli scrivemo. Et quando quella communità, overo (a) alchune speciale persona se tenesse gravata più in una cossa che in un'altra, mandi da nuy perché gli prestaremo grata audientia et non gli mancharimo de rasone; altramenti vi certificamo che per nostra natura, desiderando fra li nostri populi sia administrato iustitia, et etiam volendo essere obedite, como ne pare iusto [ 321r] et rasonevole, ne serà necessario correzarne con vui et fare de questo tale correctione chi ogniuno intenda quanto ne recrescano simile errore. El che ne sarà duro ad farlo ma, per conservatione del nostro honore non poremo fare de mancho perchì ad ogni modo volemo essere obediti, et che in li nostri terre et loci, sopratute le altre cosse, se ministri iusticia. Mediolani, die xv ianuarii 1453.
Marcus.
Cichus.

(a) Segue quella depennato.