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1789. Francesco Sforza a Nicodemo 1453 maggio 22 Milano.

Francesco Sforza informa Nicodemo che i Veneziani si sono accampati a Quinzano e che nel Veronese sono rimaste sedici squadre per impedire a Tiberto di andare a Quinzano; lui non si è ancora mosso per il cattivo tempo e l'ingrossamento del Po che ha impedito alle genti d'arme di passare di qua, ma farà in modo che venerdì siano a Cremona. Gli dice che domani partirà per il Bresciano, lasciando le truppe che sono ad Alessandria con Colleoni. Sui mancati aiuti di Genova e di Firenze ribadisce che se li avesse avuti, sarebbe già uscito in campo. Quelli del Monferrato non si muovono, aspettando la partenza della gente sforzesca, o la venuta di re Renato, sull'arrivo del quale ha avuto lettere da Luigi Bolere, ricco piemontese, che lo andrà a incontrare per accompagnarlo ad Asti. Gli fa avere la copia di una lettera di un mercante milanese che lavora in Provenza nella quale il mercante gli parla di una lega fatta dal duca di Savoia e sulla quale lo Sforza ha molti dubbi.

Nicodemo, per più nostre lettere sei stato advisato delle occurrentie de qua per infino in questa hora. Hora per questa te advisamo che parte delle gente della signoria sonno acampo a Quinzano, et in Veronese gli sonno restate da xvi squatre per tegnire occupato lo illustre signore marchese et meser Tiberto che non venghano al soccorso de Quinzano. Nui saressimi levati et partiti heri de qua et proceduti oltra per retrovarne de là, ma per le multe piovie et inundatione d'acque che sonno state de qua et per la cressuta grande de Po, quelle nostre gente, quale sonno delà da Po non hanno potuto passar de qua, ma nui havimo usata tale solicitudine che dicte gente passaranno et ritrovarannose a Cremona tucte venerdi proximo futuro, che sarà adì xxv del presente.
Nui domano partiamo de qua et procederimo oltra con quelle gente haverimo et non restarimo [ 436v] che ne trovarimo im Bressana, et se non possimo fare quello vorressimo, farimo quello porrimo, advisandote che, per non spazare tucte le gente, nui lassiamo adrieto tucte le gente sonno in Alixandria et Bartolome Collione che, como el stia contento, tu el poi molto bene pensare. Se nui havessimo havuto el spazo da Zenova et havessimo havuto quello adiuto et subscidio de quella Signoria, quale havemo domandato, nui saressimo iusiti fora per infino al primo dì de mazo, zoè de questo mese, et haverimo perfino in quest'ora facto delle cose che li nimici se retrovariamo mò (a) al defecto, et quello subscidio adimandavamo non lo adimandavamo per mectere taglia a quella Signoria né per farne mercantia, ma per grandissima necessità et bisogno che ne strengeva per potere fare delle cose fussono state fructuose et da piacere alla ligha nostra, come seriano facte, sella tardità, quale per impotentia è sucessa, non havesse havuto loco, pur, como havemo dicto, speramo presto ritrovarne et farimo quello se porrà et speramo pur de far bene. Bem voressimo che quella Signoria ne havesse più reso che non ha facto.
Quelli signori de Monferrà non fanno movimento nì demostratione alchuna, non sapemo se loro aspectasseno la partita nostra per far poi quello che porrano, che credemo però el fazano per uno li doi rispecti, l'uno, como è dicto, per aspectare la partita nostra, overo per aspectare la venuta del serenissimo re Renato per la quale restano a dare denari, perché, havendo succedere pace o acordio, non se vorriano aritrovare sborsati li denari alle gente d'arme de quale non ne veriano a cavare fructo, et parli meglio haverli appresso loro, benché crediamo ne habbiano molti pochi.
Ceterum havemo havuto per lettere de uno meser Aloyse Bolere, quale è uno grande zentil homo in Piemonte e richo, che la maestà de re Renato è partita et adviata in qua et vene alle parte de qua, et lui dice essere in via et andarli incontra per acompagnarlo per fino in Ast. Se altro haverimo te ne advisaremo.
Insuper havimo havuto una lettera de certi advisi da uno nostro mercatante milanese, quale praticha im Provenza, della quale te mandiamo la copia, et perché lui scrive de certa ligha che ha facta il ducha de Savoya, dicemo che ne facemo poco stima, perché lui pò poco ligare et poco disligare. Pur quello se sia, volimo che ne daghi adviso et che ne conferischi con quilli excelsi signori et cum quelli cittadini che te parirà. Mediolani, die xxii maii 1453.
Ser Iohannes.
Cichus.

(a) mò in interlinea.