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1830. Francesco Sforza a Oldrado 1453 maggio 31 " apud Senigam".

Francesco Sforza eprime a Oldrado lo sconforto nel sapere che a Luigi da Romano, suo famiglio, inviato per la consegna dei carri tassati a quella comunità, si è risposto con un rifiuto. A tal proposito ricorda che il precedente duca requisiva i carri e altrettanto fanno ora i Veneziani e altri signori addebitandone le spese agli uomini, mentre lui, duca, le spese le addebita a se stesso. Se la prende poi con Oldrado che dovrebbe considerare quanto ciò sia necessario; gli chiede di intendere se questo sia opera di qualcuno e provvedere che Luigi ritorni con i carri richiesti.

Domino Oldrado.
Alli dì passati nui mandammo Aloysi de Romano, nostro fameglio, lì a rechedere quella nostra comunità de carri xxv per condurre le munitione in campo, et adesso, quando nui credevamo havere dicte carre, quella comunità responde (a) che non ce ne pò dar uno al mondo, di che ne maravigliamo et dolemo grandemente, prima, de loro che doveriano pur sapere che el signore duca passato, cussì Venetiani et tucti li altri signori et signorie togliono il carrezo del campo delle terre loro ma, como loro togliono ad spese deli homini, nui li volimo pagare ad spese nostre; poi non possimo far non ne maravigliamo et dolemo de voi, perendone che voi doveresti pur considerare quanto questo careczo sia necessario. Et essendo voi lì in nome nostro, doveresti provedere che non fosse facto beffe dele lettere nostre, né delli mandati nostri como se è facto in questo, che non porriamo scrivere quanto ce ne trovamo de [ 451v] mala voglia et de male animo, perché adesso che bisognano le vittualie in campo non havimo carri da farli condurre, siché pensate mò di che voglia ne dobbiate trovare. Non possimo già credere che questo proceda se non da qualchuno, quale non ama nui né 'l stato nostro, havendo veduto de continuo nel passato quanto quella comunità è stata promta e bem disposta alli adiuti nostri, et volontiere saperamo donde vene questo facto per dare ad intendere questo facto ad chi fosse, che nui volemo essere obediti quando scrivemo una cosa. Pertanto per questa ve replicamo, conmandamove et caricandovi per lo amore portati ad nui et al stato nostro che, hauta questa, senza replicatione alchuna provediate che Aloysi vegni cum li carri della comunità et con quelli sonno tassati de fora, procedendo contra quelli fossero renitenti per ogni modo et via et facendogli tucte quelle provisione ve pariranno, ita che li dicti carri vegnano subito subito. Et questo fati cum ogni diligentia et celirità, caricandovi insuper che voi debiati sforzarvi de sapere chi sonno quelli quali in Consiglio adiutano per questo modo le facende nostre, et ce ne advisate, (b) aciò sapiamo de chi habiamo a dolersi, perché, como havimo dicto, cognoscimo chiaramente questa renitentia hanno facto quelli cittadini, vene da qualchuno che non ama nui, né il stato e cose nostre. Data in campo apud Senigam, die ultimo maii 1453.
Zannectus.
Cichus.

(a) responde ripetuto.
(b) Segue chi sonno depennato.