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228. Francesco Sforza al referendario di Piacenza 1452 febbraio 17 Milano

Francesco Sforza ricorda al referendario di Piacenza di avere scritto a Bartolomeo Trovamala, maestro delle entrate, allora referendario di Piacenza, di dare a Francesco di ser Antonio, cancelliere ducale, trecento ducati dai denari dovuti a quella comunità per il pagamento degli arretrati spettanti ai Dal Verme sopra il dazio delle bestie concesso alla città senza pregiudizio dei diritti dei Dal Verme dai quali, in quanto debitori, il duca intendeva ottenere detti denari; in esecuzione di detto ordine, Bartolomeo fece sequestrare presso i dazieri del dazio delle bestie dell'anno precedente, lire trecentosessanta. Ora, avendo scritto al Regolatore e ai Maestri delle entrate di dare a Giacomo della Safetta, dai detti trecento, duecento ducati e le trecentosessanta lire e avendo i dazieri ricusato di darle asserendo di averle già versate alla comunità, nonostante le disposizione ducali in contrario, il duca dispone che a Giacomo subito sia fatto il pagamento.

Referendario Placentie.
Essendo Bartholomeo Trovamala, mestro delle intrate nostre, referendario di quella nostra cità, gli scripsimo altra volta che a Francesco de ser Antonio, nostro cancelliero, facesse dare ducati trecento de qualunqua dinaro spectasse ad quella nostra comunitate per casone del pagamento che, da calende del mese de zenaro proximo passato indreto, quilli dal Verme, per vigore del dricto et della raxone sua, doveano havere sopra el datio delle bestie della dicta cità. Però che, quantuncha havessimo concesso ad essa comunitade el dicto datio, non fu, né è nostra intentione, de preiudicare alla rasone de dicti del Verme, li quali, essendo nostri debitori, volevamo far torre li dicti dinari et convertirli in nostri bisongni. Et, per executione de quello nostro mandamento, esso Bartholomeo alhora fece sequestrare a nostro nome appresso delli datieri del dicto datio del'anno proximo passato, circa libre ccclx, quale pigliavano el debito d'esso datio per tri mesi, non essendo loro debitori de più somma. Mò che lo Regulatore et li Maistri delle prefate intrate per nostra impositione [ 57r] te havevano scripto che el strenuo Iacomo dela Sasetta, nostro conductero, deli dicti ducati trecento ne facesti dare ducati ducento de qualunqua dinari pertinenti alla dicta comunitate et maximamente le dicte libre ccclx, pare che essi datieri recuseno a pagarle, excusandose haverle pagate alla comunitate; del che se maravigliamo grandemente perché, havendo quilli comandamento de non exbursare quisti dinari senza nostra licentia o senza la ordinatione del dicto Bartholomeo, li deviano tenere presso d'essi. Et perché li dicti Regulatore et Maistri de novo circha de questa materia più largamente te scriveno, et nuy disponiamo omnino che al dicto Iacomo subito sia facta expeditione, volimo et te comandiamo che, alla recevuta de questa, debbii exequire quanto essi, Regulatore et Maistri te scriveno, remossa ogni contraditione, in modo et forma che, secondo el tenore delle loro lettere, el dicto Iacomo presto habia expeditione et non stia lì a spendere el dinaro sopra l'hostaria, né nuy de questo sentiamo più lamenta, non manchando in questo per cosa del mondo, se hay cara la gratia nostra. Data Mediolani, die xvii februarii 1452.
Antonius.
Bartholomeus.
Cichus.