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600. Francesco Sforza al vicario del vescovo di Piacenza. 1452 giugno 11 "apud Varolam Arghisii".

Francesco Sforza si lamenta con il vicario del vescovo di Piacenza, perché, nonostante quanto promesso, non sia ancora stato assegnato a prete Giovanni Carlo il canonicato, vacante dalla morte di Lazzaro da Lodi. Se chi si oppone è Paolo Malvicino, gli dica di portarsi da lui perché farà in modo che giustizia sia fatta.

Domino vicario domini episcopi Placentie.
Sentemo che anchora non haviti confirmata la electione facta in pre' Iohanne de Carlo del canonicato et prebenda, li quali sonno vachati per la morte de miser Lazaro da Laudo; dela qual cosa non pocho se maravigliamo de vuy che alle nostre lettere prestati sì puocha obedientia. Il quale, quando altri gli facessero alcuna resistentia, doveristi operare che fossero totaliter exequiti, considerato non si movemo se non con honestate et iustitia, et cussì crediamo però sia la vostra voluntade, maxime per risposte che circa ciò ne haviti per vostre lettere facte. Pertanto de novo vi scrivimo et volimo confermati la dicta ellectione facta in esso presente Iohanne de Carlo, non attenta exceptione né contradictione alcuna opponuta, nì che possa essere opposita per miser Paulo Malvicino. Et se da poy in esso canonicato et prebenda si pretenda dicto miser Paulo haverà rasone alcuna, mandi puoy da nuy che gli farimo quella debita provisione si gli convinirrà, siché la iustitia haverà suo loco. Ma faceti per modo che più non ve habiamo a scrivere per talle casone, altramente se renderissimo malcontenti de vuy che le nostre lettere non fossero altramente stimate da vuy. Ex castris nostris felicibus apud Varolam Arghisii, xi iunii 1452.
Cichus