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944. Francesco Sforza a Francesco Gentile 1452 settembre 29"apud Lenum".

Francesco Sforza ringrazia Francesco Gentile per le informazioni dategli sui movimenti delle genti fiorentine e di quelle dell'Aragonese. Gli va che sia andato a Firenze e faccia quanto gli dirà Sigismondo per le faccende sue e di quella comunità, e lo induca ad intendersi con i capitani e i condottieri per compiere quell'impresa. Ha saputo che sono stati sborsati i cinquemila fiorini ad Accursio e a Ventura e ha ordinato ai Maestri delle entrate di provvedere a Sigismondo. Ha saputo dell'incontro di fra' Puzo e Zannono da Crema e già era informato dell'andata in Francia dell'Acciaioli e di Francesco Ventura e dell'arrivo in campo nemico di altra gente e del marchese di Cotrone con mille cavalli. A questo proposito si meraviglia che Francesco non gli abbia mai scritto circa lo stendardo chiesto dal marchese perché, ignorando la sua volontà, non ha potuto provvedervi. Non faccia caso dell'interdetto dei Veneziani di non passare per il territorio di Sigismondo perché di simili interdetti nessuno si curava. Dicendosi d'accordo sul fatto di avvisare Sveva del fatto di Pesaro, gli dice che ha informato suo fratello Alessandro per la sicurezza di quella fortezza. E è contento che i Veneziani mandino dieci galee contro il Turco.

Francisco Gentili.
Per più toe lettere date a vii, x, xiiii, xvi e xviii del presente restiamo advisati de molte cose, ale quale respondendo, et maxime a quelle parte rechiedono resposta, te commendiamo grandemente deli avisi quali ne hai dati deli successi et movimenti de quelle zente Fiorentine et de quelle dela maestà del Re de Ragona; et circa de ciò non accade dire altro si non che ne vogli tenere continuamente advisati de quello succederà in quelli facti, et p(i)acene che tu sii andato ad Firenze et facti quello te conmetterà quello magnifico signore miser Sigismundo in le cose concernenti li facti de quella excelsa comunità et soi, caricandote et strengendote che vogli continuamente tenere soll(i)citata la signoria soa ad intendersi bene con tucti quelli capitani et conducteri et exequire quella impresa con la soa usata animosità et sapientia, perché siamo certi soa signoria ne havirà honore.
Che quelli cinquemilia fiorini siano sborsati a miser Acorsio et ser Vintura et anche ne piace habbi havuto la quietantione d'essi, advisandoti che noi havimo mandato ad Mediolano dali Magistri dele intrate per provedere al prefato signore miser Sigismundo.
L'ambasiata che fece fra Puzo a Zannono da Crema havemo inteso, et piacene la resposta che luy gli fece, per la quale volimo lo commendi et rengratii per nostra parte, benché noy anchora gline scrivimo.
La deliberatione facta ad Fiorenza del'andata de miser Angelo Aciolo et Francesco Ventura in Franza restiamo advisati et l'havimo intesa per altra via, siché a questa parte non ce accade dire altro.
Che in campo de inimici debiano venire altre zente et el marchese de Cotrono con mille cavalli, dicemo che questo n'è difficile a credere; pur volimo ne tegni advisati, se tu intenderai altro del dicto marchese et del'altre zente. [ 242r] Ce maravigliamo che mai non ne habbi rescripto alcuna cosa circa el facto del stendardo, quale ne rechiedetti quel magnifico signore, perché non essendo advisati de l'intentione et voluntà soa non lo possimo far fare, et essendoce advisati lo farimo fare in la forma che te scripsemo.
Del'interdicto facto per Venitiani per non lassare praticare in le terre d'esso signore miser Sigismundo è da fare poca stima perché quando eramo in la Marcha simile interdicto fu facto più volte et mai non è stato observato.
Del facto de Pesaro hai facto bene darne aviso a madonna Sveva, advisandote che nuy anchora ne havimo advisato Alexandro, quale gli farà provisione et tale ch'el sarà securo de quella forteza.
A noy piacerà molto che Venitiani mandino quelle dece galee contra el Turcho, et sarà bonissima opera. Ex castris apud Lenum, die xxviiii septembris 1452.
Irius.
Cichus.