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17. Francesco Sforza a Giovanni Mauruzzi da Tolentino e a Antonio Trecchi 1452 gennaio 16 Lodi

Francesco Sforza ordina a Giovanni Mauruzzi da Tolentino e ad Antonio Trecchi di provvedere con mille ducati d'oro ai bisogni di suo figlio e di suo fratello Alessandro che col cancelliere Giovanni de Ulessis andranno a Ferrara per visitare il Re dei Romani. Vuole che Giovanni e Antonio provvedano a trovare quanto manca al raggiungimento della somma, rivolgendosi anche al locale commendatore di Sant'Antonio. Non bastando neppure l'apporto di questi, cerchino in ogni modo di completare la cifra, impegnando, se necessario, i loro vestiti.

Domino Iohanni de Tollentino et Antonio Treco.
Nuy habiamo mandato là ser Iohanne de Ulesis, nostro cancellero, al quale havimo ordinato vada con lo inclito cancellero, nostro figliolo, et el magnifico Alexandro, nostro fratello, ad Ferrara alla maestà del Re di Romani per spendere et per provedere al bisogno loro, perché lì debia recevere mille ducati d'oro, quale de ordinacione nostra li debbi mandare là Francesco Maleta. Et perché dubitamo che forsi dicti mile ducati cossì ad compimento non serano portati là de presenti, acioché (a) per tal mancamento non havesse ad restare l'andata deli dicti nostri figliolo et fratello, pertanto ve comettiamo et volimo che, mancando qualche summa de dinaro al dicto ser Iohanne per fare el compimento d'essi mille ducati, [ 60v] debiati tore de quilli dinari che ne debba dare el comandatore de Sancto Antonio de quella nostra cità, subito et senza veruna dimora, et non bastando quilli al dicto compimento, volimo che de qualunchi altri dinari o per qualunche altra via ve parerà, sebene dovesti impignare tucti li vostri vestiti, debiati recuperare el compimento de dicti mili ducati, dandoli al dicto ser Iohanne, et questo non volimo che manchi per cosa veruna de questo mondo, avisandove che deli dinari che mandarà poy dicto Francesco, qualli ha ad exbursare Aluise Garimberto, ne porriti satisfare (a) quilli che haverano imprestati, et questo serà fra quatro o v di. Siché itterato non li faciti sopra ciò dificultà veruna. Laude, xvi ianuarii 1452.
Franciscus (b) Sfortia Vicecomes manu propria.
Cichus.


(a) Segue che depennato.
(b) In A Franciscuscus con cus finale depennato.