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1. Francesco Sforza a Corrado [da Fogliano] 1453 agosto 1 "ex nostris felicibus castris apud Gaydum".

Francesco Sforza ordina a Corrado di far cessare qualsiasi furto in terra bergamasca, di restituire, senza spese, il maltolto e di liberare i prigionieri. Non tollera che altri ambasciatori abbiano motivo di ricorrere a lui per simili angherie.

[ 3r] MCCCCLIII die primo augusti.
Magnifico Conrado, tu sai quanto nuy havemo havuto ad grandissimo despiacere la robbaria et mancamento facto in Pergamascha, et quante volte te havemo scripto et mandato a dire che provedesti ala relaxatione de quelli che sonno prexoni et ala restitutione dele robbe tolte, et non lo fay; del che asai ne maravigliamo, et perhò te avisamo che le cose non passano così de qua como tu credi, perché ogni dì ne vengano qua da nuy ambassiatori da Bergamo et più messi et più lettere dal campo inimico, la qual cosa non passa se non con grande nostro mancamento et vergogna. Et perché nuy deliberamo de non substenere simile mancamento ad posta de qualunque homo d'arme se voglia, te replicamo et dicemo, como per l'altre nostre te havemo scripto, che debii subito far relaxare quelli che sonno prexoni et fargli restituire ogni robba et cose a loro tolte, et non pensare de farli pagare spese né altra cosa, perché non te lo comportarimo, perché non è puncto honesto che siano stati presi et robbati indebitamente, et puoi gli sia facto pagare l'expese. Et se alcuni havessero dato securtate, como havemo inteso, volemo che le faci cancellare et annullare et liberare caduno che havesse promesso, facendo questo con tale diligentia, cura et sollicitudine che nuy più non ne habiamo ad sentire lamente; et che non habiano ad retornare qua da nuy più ambassatori né messi per dicta casone. Et circha ciò ne venirà là da ti el tuo cancellero pienamente informato del tuto, al qual crederay como a nuy medesmi. Ex nostris felicibus castris apud Gaydum, die suprascripto.
Bonifacius.
Cichus.