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1038. Francesco Sforza a Gracino da Pescarolo e al referendario di Pavia 1454 marzo 5 Lodi.

Francesco Sforza esprime a Gracino da Pescarolo e al referendario di Pavia la sua delusione per avere inteso, dopo quanto altre volte scritto loro, di "robbarie" fatte dai conestabili alle porte della cittą. Vuole che entrambi convochino detti conestabili e attestino loro l'insofferenza del duca per tali comportamenti, che varranno trattenute sulle paghe e anche il loro licenziamento.

[ 278v] Domino Gracino de Piscarolo et referendario Papie.
Ce recordiamo altre volte, a lamenta de multi nostri citadini, havere scripto ad vuy, domino Gracino, che volessivo o dovessivo reprimere et prohibire Ie robbarie, quale se diceva fir commetute per Ii conestabili delle porte de quella nostra citą delIe cose che se introduceno in essa citą; et credevemo gli fosse posto tale ordine che pił non ne dovessimo sentire lamenta. Ma novamente, havendone pił richiamo che prima, volimo, et ve comettimo, vobis ambobus, che debbiati havere da vuy Ii dicti conestabili et dirgli che per modo alchuno non volimo patire che faciano tale cose, nč insolence che sariano in detrimento del nostro honore et de quella nostra citą, dicendoli per nostra parte che non volimo, quoquo modo, che toglino cosa alchuna oltra l'honesta et consueta; et sentendo nuy che faciano altramente, non solum gli farimo retenere Ie lore paghe, ma Ii farimo cassare et darimoli tale punicione che se accorgerano non havere facto bene, et sarimo contenti che mostrate queste nostre littere alIi prefati conestabili.
Laude, v marcii 1454.
Ser Iacobus.
Cichus.