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1717. Francesco Sforza ad Antonio degli Eustachi e a Gracino da Pescarolo (1454 luglio 8 Milano).

Francesco Sforza scrive ad Antonio degli Eustachi e a Gracino da Pescarolo che, siccome vuole servirsi del galeone e del retoguardo di cui gli ha accennato ultimamente, vuole che siano pronti per marinai e per quant'altro occorre, in modo che non resti che equipaggiarli di fanti o balestrieri, avvisandolo del numero che sopportano le due imbarcazioni. Informato che sia di quanto ordinatogli, gli farà subito avere i denari. Se non avesse richiesto i remi a Lodi, lo faccia a tamburo battente.

Domino Antonio Eustachio et Gracino de Piscarolo.
Deliberando nuy de proximo operare quello galeone e retrovardo, delli quali ve scripsemo a questi dì proximi passati, volimo che, subito ala receputa de questa, gli debiati havere in puncto di navaroli et de ogne altra cosa expediente, [ 456r] ita che non resta se non ad armarli de quelli fanti o balestreri che ordinaremo nuy; et avisandone, deinde ve mandaremo li dinari senza veruna dimora. Et non havendo mandato ad tollire li remi per lo retrovardo a Lode, como ve scripsemo, mandateli batando, benché credemo già l'haveriti mandato; avisatine insuper quanti balestreri e schiopeteri potranno verisimiliter portare dicto galeone et retrovardo. Data ut supra.
Ser Iacobus.
Cichus.