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30. Francesco Sforza a Bartolomeo Colleoni 1453 agosto 6 "in castris nostris felicibus apud Gaydum".

Francesco Sforza scrive al Colleoni di aver appreso dalla sua lettera della sua intenzione di intrappolare Guglielmo di Monferrato nel bosco nel quale egli si era avventurato. Quanto non è stato allora fatto, procuri che avvenga con tutte le genti che ha a disposizione per danneggiare i nemici "al più che se possa". Circa il ritardo per il suo pagamento, saprà direttamente da Orfeo, famiglio ducale, di aver provveduto alla sua soddisfazione "per la via de Angelo Simoneta" e, comunque, sappia che tale ritardo non è imputabile "che ala impossibilitate".

[ 11r] Magnifico et strenuo Bartholomeo Coleono, nostro armorum capitaneo dilectissimo.
Havimo recevuto la vostra lettera del'ultimo del passato per la quale remanemo avisati del cavalchare che fece signore Guglielmo dentro dal bosco, e del pensiero vostro facto per andare ad fare demonstratione de serrarlo dentro; el che perhò diceti non podeva reusire, et cetera. Al che non accade dire altro se non che quello che mò non è poduto per facto, un'altra volta accaderà ad essere facto, sichè attendite pur con la vostra usata diligentia ad unirve con tute quelle gente sonno dellà, et ad cavalchare ali damni del'inimici nostri et ad fare quanto ve sarà possibile ad fare perchè remanghano damnegiati al più che se possa, benchè se rendiamo certissimi che circha ciò non gli perdiati tempo alcuno. Ala parte del vostro spazamento, del quale scriveti non esservi anchora stato provvisto, et cetera, ve dicemo che se rendemo certi quando ne scrivesti quella lettera che Orpheo, nostro fameglio, anche non fosse venuto da vuy; ma mò ve avisamo como nuy havemo opportunamente provvisto del dicto vostro spazamento per la via de Angelo Simoneta, al quale ne havemo scripto et per altra via; sichè presto sarete spazato, como intendereti dal dicto Orpheo, quale mò credemo debbia essere agiuncto là. Et se alquanto dicto vostro spazamento fosse prorogato più che non seria stato el volere nostro et vostro, non l'haveti ad imputare ad nyuna altra cosa che ala impossibilitate, perchè, se havessemo possuto più tosto, per certo l'haveressemo facto; ma mò ve havemo proviso in modo che se rendemo certi ve havereti ad contentare.
Data in castris nostris felicibus apud Gaydum, die vii augusti 1453.
Bonifacius.
Iohannes.