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352. Francesco Sforza a Pietro da Lonate 1453 ottobre 8 "apud Gaydum".

Francesco Sforza scrive a Pietro da Lonate, che se dal primo giorno avesse imprigionato un suo uomo e fatta la imposizione, di cui gli ha scritto, a tutti i suoi uomini e a quelli dei suoi consorti, essi avrebbero "integramente facto,el debito suo". Agisca, perciò, insieme con Ludovico da Bologna e Antonio da Landriano in modo che tutti i debitori delle tasse dei cavalli e del carriaggio paghino il dovuto. L'atteggiamento suo con i masnadieri è semplice: presone uno, lo impicchi, come ragione vuole e non ne dia più molestia al duca.

Petro de Lonate.
Havemo recevuto la toa lettera de dì ultimo del passato, per la quale restiamo avisati de quanto ne scrive de quello tuo homo hay facto destenire, et del comandamento facto generalmente aIi tuoy homini e delli tuoy consorti, al che, respondendo, te dicemo che siamo certi che se tu havessi facto così fino al primo dì, che loro haveriano mò integramente facto el debito suo. Sichè te confortiamo, caricamo et stringemo quanto più possemo che contra li dicti tuoi homini, et cossì qualunque debitore delle [ 103v] taxe di cavalli e carezo nostro, una con Lodovico da Bologna et Antonio da Fabriano, vogli procedere et fare ogni altra cosa in modo che ciascuno facia el debito suo; et facendo così haveremo per accepta ogni toa scusa, et crederimo ami nuy et il stato nostro.
Ala parte delli strataroli che stano ala strata et robbano Ii subditi nostri, dicemo che, pigliandone veruno tu lo debbi impicare per la gola secondo rechiede la ragione. et de simile cose che passano per via de rasone, ne pare le poteresse fare senza scrivere né darne molestia ad nuy. Data apud Gaydum, die viii octobris 1453.
Leonardus.
Iohannes.