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59. Francesco Sforza alla duchessa Bianca Maria 1453 agosto 12 "in castris apud Gaydum".

Francesco Sforza risponde alla consorte che per quel che riguarda la Gerola e quanto a proposito le scrivono Sceva de Curte e il podestà per la libertà di quei tre uomini, il duca le raccomanda di "intendere bene la condictione" loro e di non consentire che "gli zoghi passione" e risponda secondo le informazioni che avrà. Circa la fortezza della Gerola, a lui non pare questo ne sia il momento e, anche passando di là re Renato, assicuri Sceva che le cose si aggiusteranno per modo anche senza una fortezza alla Gerola. Per la rocca di Pallavicino, di cui ha scritto a lei la olim moglie di Lionello Spinola e figlia di Barnabeo Adorno e a lui ha scritto lo stesso Barnabeo, il duca è del parere di non dare alcuna illusione scritta, ma se proprio lei vuole rispondere, scriva "dandogli bone parole".

Illustrissime domine ducisse Mediolani, et cetera.
Havemo recevute le lettere della signoria vostra et inteso quanto per esse ne scrive; ale quale rispondendo, primo, ala parte della Gerola, havemo veduto quello scriveno ala signoria vostra domino Sceva et il podestà de quelli tre homini gli pareria da cavare fora, et così della forteza dicono da farse lì. Ad che ve dicemo che la signoria vostra voglia intendere bene la condictione de questi tre et attendere che non gli (a) zoghi passione; poi secondo la informatione se haverà, la signoria vostra proveda como gli pare. Alla parte della forteza ad noi non pare che per adesso sia tempo de fare questa forteza; sichè la signoria vostra responda ad domino Sceva como gli pare [ 19r] perché, venendo la mayestà del re Renato dal canto de qua, non dubitamo se acconzaranno le cose de là in breve per modo non bisognerà altra forteza alla Gerola. Havemo veduto la supplicatione ha posto alla signoria vostra la figliola di Barnabeo Adorno, olim mogliere de Lionello Spinola, per la restitutione della rocha de Palavixino, di che anche Barnabeo ha scripto ad nuy domandandone anche salvoconducto de voler menare la famiglia sua nelle terre nostre. Delle quale cose nè l'una nè l'altra ad nuy non pare de fare de presente, neanche per lectera gli ne volimo dare speranza alcuna, aciochè non la possano mustrare, ma la signoria vostra gli poterà respondere honestamente como gli parerà, dandogli bone parole como anche scrivemo ad Angelo. Ex castris apud Gaydum, die xii augusti 1453.
Zanetus.
Cichus.

(a) Segue hochi depennato.