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58. Francesco Sforza al luogotenente di Lodi 1453 agosto 10 "in castris apud Gaydum".

Francesco Sforza comunica al luogotenente di Lodi che Niccolò da Rezzo, uomo d'arme ducale, gli ha fatto sapere che il lodigiano Paolo Bianco (cui il duca ha donato i beni confiscati a Pietro Cagamosto e famiglia) non intende lasciargli la possesssione che ha avuto in affitto per 100 fiorini annui da Pedro, possessione per la cui riparazione ha speso 600 lire. Il duca vuole che a Niccolò rimanga tale possesso per tutto il tempo contemplato nell'investitura e, dovendola lasciare, gli siano rifuse le spese da lui sopportate per la detta riparazione. Al di là di ciò, Niccolò gli ha fatto sapere che ha dei debitori morosi. Siccome Niccolò deve rimanere in campo per servizi ducali e non può, quindi, "attendere a piedezare", il duca impone al luogotenente di ricorrere al rito sommario con l'avvertenza, però, che di "quelle cose specta ala rasone lasci la cura al podestà".

Locuntenenti Laude.
Nicolò da Rezo, nostro homo d'arme, ne ha significato che Paulo Bianchus, citadino de quella nostra cità, al quale havemo [ 18v] donato li beni de Pedro Cagamosto, mogliera et fameglia soa, confiscati ala Camera nostra per li loro demeriti, non intende lassargli una possessione, quale tolse a ficto dal dicto Pedro per fiorini cento l'anno, in la quale per repararla ha speso circha seicento libre, secundo per la soa supplicatione vederai, quale te mandiamo qui inclusa. Et perchè ne pare honesto che dicto Nicolò tengha la possessione per lo tempo se contenne in la investitura soa, o dovendola relaxare, gli siano restituite le spese, quale se trovarà che l'habia facte in dicta possesione, volimo che, havute ambe le parte da ti, curi intendere dicte spese, et trovato el vero, havendo Nicolò a relaxare la possesione, gli fazi restituire le spese soe, facendo però in questo rasone a l'una parte et l'altra, ita et taliter che veruna dele parte iustamente se possa lamentare. Ne ha anchora exposto dicto Nicolò per dicta inclusa supplicatione havere più debitori per diverse casone dali quali non pò conseguire el dovere suo, et perchè bisogni luy staghi in campo in li nostri servicii et non pò attendere ad piadezare, volimo che contra dicti soi debitori fazi rasone summaria senza strepito et figura de iudicio, sichè presto conguisca el dovere suo senza litigio. Intendemo perhò et volimo che de quelle cose specta ala rasone lassi la cura al podestà. Ex felicibus castris apud Gaydum, die x augusti MCCCCLIII.
Marcus.
Cichus.