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81. Francesco Sforza al commissario [Tommaso Tebaldi da Bologna] e al podestà di Como [Azzone Visconti] 1450 ottobre 16 Milano

Francesco Sforza vuole che il commissario e il podestà di Como convincano Petrone da Cannobio a concedere una dilazione di due mesi alla comunità di Como per il saldo di quanto dovutogli, essendo essa impegnata a versare al duca 5500 fiorini.

[ 18v] Commissario (1) et potestati civitatis nostre Cumarum (2).
Como voi dovete sapere, quella nostra comunità ce subvene dono de fiorini 5500, li quali già havimo assegnati ad alcuni nostri conducteri d'armi, et de presente domandava essa comunità uno certo termine a pagare decto subsidio, ma noy non gli havemo potuto compiacere per la instante necessità del denaro, et cossì quella, comprehendando el nostro bisogno, è rimasta contenta de far de presente el compartito et pagare et, allegando che una parte de sue intrate sonno assignate a Petrone da Canobio, senza le quale intrate male poteria attendere al pagamento presto del subsidio, domanda che la assignatione de dicto Petrone sia portata et induciata fine al mese de zennaro proximo a venire, che seria una inducia de duy mesi. La qual domanda, non ne parendo fora del'honesto et considerando quanto importa questo al facto nostro, volimo che habiate da voy el prefato Petrone et lo inducate con bon modo ad essere contento de questa poca sufferentia, cioè che aspecti fine al mese de zennaro, dandogli be (a) intendere che questo non si fa per romperli la sua assignatione, qual volimo remanga firma, ma per aiutare el facto nostro, che non guastarà però el suo. Et cossì inducitelo cum bono modo, como saparite fare, a star contento. Mediolani, xvi octobris 1450.
Cichus.
Advisandove che nui havimo inteso dicta assignatione de Petrone non essere de più che septanta ducati vel circa, siché questo poco non li debia gravare per conzare el facto nostro. Data ut supra.


(a) Così in A.

(1) Identificato come Tommaso Tebaldi da Bologna (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 241).
(2) Identificato come Azzone Visconti (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 238).