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405. Francesco Sforza al luogotenente di Lodi 1451 marzo 5 Milano

Francesco Sforza dice al luogotenente di Lodi di non potersi spiegare la sua incapacità nel catturare i delinquenti che imperversano a far danni. Se sono venticinque, come egli sostiene, non ha che mettere insieme cento o duecento uomini e prenderli tutti.

Locuntenenti Laude.
Veduto tu ni hai scripto per alcune toe, dicemo che de ongni cosa remanemo ad compimento avisati. Ma, quanto alle parte delli damni infiniti che se fanno dellà, dicemo che ne rencresce assai. Bem te dicimo che nui se maravigliamo de ti che diche che quilli fanno el male tu non li poy havere in le mane perché vengono ad vinticinque alla volta in Lodi cum le partesane in mano, considerato che ad questo facilmente [ 99r] poteristi provedere. Il perché volemo da qui innanza, tucta volta che quisti malfactori virrano ad vinticinque o trenta, come tu dici, in la terra, tu vidi cum honesto et bono modo havere cum ti cento ho ducento homini de quelli di Lodi, che pareno a ti, et pigliarai tutti costoro, ma sforzate de havere li malfactori. Et poi fa che subito ne advisi, perché in questo modo se castigaranno li cativi, advisandote che non poterissimo che non porissimo (a) sentire cosa che più molesta ne fosse che intender li dampni et rencressimenti se fanno dellà et che non gli sia facta provisione alcuna. Delle parte de Antonio dal Landriano, che sonno che sonno (a) ad Spino, havimo inteso quello che tu dici. Il perché ne pare et cossì volimo che de quisti cento duchati havimo facto dare qui ad Marcho Cagnola tu vedi de pagarne xx o xxv duchati a quilli del dicto Antonio per la parte che sonno haute da qui in dreto da lui et vedi havere quelle xl milia de prete che sonno ad Spinno, quali tu ni scrivi. Ma, quando non potessi avere queste quaranta migliara de prete, non volimo gli daghi de quisti dinaro alcuno per lo piacto havemo scripto ad Pavia in forma optima. Data Mediolani, v martii 1451.
Cichus.


(a) Così in A.