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15. Francesco Sforza al capitano della Martesana 1451 giugno 14 Milano.

Francesco Sforza riferisce al Capitano della Martesana il suo disappunto per come gli uomini di Mandello la pensano circa la fortezza, che egli vuole si faccia, e "in ogni modo prestissimo" scuota dal loro torpore i mandellesi e lui, il capitano, riprenda quel senso dell'onore che gli faccia vietare di stare lì alle spese dei locali.

Capitaneo Martisiane.
Miser Petropaulo, sonno stati qui ad noy Lauorenzo et Iohanne da Mandello per parte deli homini da Mandello a dirne como quelli homini non possono supportare la spesa de fare quella forteza et opera te havemo ordinato, et cetera. Ad li quali noy havemo resposto che ad questo bisogna habiano pacientia, perché volemo se faza quello lavorerio in ogne modo prestissimo, siché vogliate solicitare et fare che sia fornito presto quello lavoro secondo noy vi havemo ordinato. Et parne haveti pigliato questa cosa tanto (a) a bell'asio et (b) alla longo che non se fornereo de qui ad uno bono tempo, et questo non è quello che noy cercamo, perché noy volemo che quella rocheta de Mandello sia fortificata per modo che se gli possa stare a defesa, et cossì che sia facto quello lavoro che se li possa (c) dare socorso et che quello se gli ha da fare se gli faza presto et non menare questo facto alla longa como fati, perché non facendo presto, tanto saria dire quanto a non fargli niente. Apresso ne dicono como voy stati lì ad loro spese, che ne maravigliamo assay et parne che non sia honore de zentilhomo né de cavaliero andare limosinando nè anche havendo voy lo offitio che haveti et honorevolmente non ve sia honore stare alle spese d'altri, siché[ 4v] vogliate stare ad fare quello che haveti ad fare senza dare graveza ad quelli homini delle vostre spese, perché non ne pare honesta cosa né conveniente ad voy. Data Mediolani, die xiiii iunii MCCCCL primo.
Cichus.


(a) Segue abela depennato.
(b) Segue halla con h depennato.
(c) Segue stare depennato.