Registro n. 5 precedente | 232 di 250 | successivo

232. Francesco Sforza al vescovo di Lodi 1451 luglio 23 Cremona.

Francesco Sforza vuole che il vescovo di Lodi chiami davanti a sé don Pietro Liraschi da Beduzo e don Simonino del Manica da Groppocioso in conflitto per la pieve di San Pietro di Tizzano e li rappacifichi, ma prima di pronunciare la sentenza ne avvisi il duca.

Domino episcopo Laudensi.
Intendimo ch'el vertisse certa differentia fra don Petro di Liraschi da Beduzo, per una parte, et don Simonino del Manicha da Groppocioso, per l'altra, per casone della pieve de San Petro da Tizano, como da essi loro più pienamente intenderà la paternità vostra. Et perché haverissimo noy gram piacere che fra li subditi nostri non havesero a vertire differentie alcune, et maxime fra li religiosi, aciò che quietamente et devotamente potesseno atten- dere alli divini officii, cognoscendo noy quanto la prefacta paternità vostra sia apta in togliere et levare queste tale differentie, confortiamo et pregamo quella voglia havere da sì ambedoe le parte cum le rasone soe ale quale, quando fossero absente, siamo contenti gli statuati termino competente et demum, viste et intese et diligentemente examinate le rasone loro, vogliati cognoscere, diffinire et terminare per sententia vostra essa differentia, como ve parerà de rasone, dela quale sententia vostra perhò prima che la pronunciati ne avisareti chiaramente per vostre lettere. Cremone, xxiii iulii 1451.
Cichus.