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248. Francesco Sforza a Luchina dal Verme 1451 luglio 24 Cremona.

Francesco Sforza chiede a donna Luchina di intervenire presso il suo podestà di Castel San Giovanni perché i cittadini piacentini, che abitano colà, siano onerati come erano prima che il territorio fosse concesso al conte Luigi, suo marito. Chiede anche che detto podestà accetti in detto borgo Giacomo Antonio Scotto, che ne ha "piena licentia"

[ 57r] Domine Luchine de Verme.
El nostro Consiglio secreto in questi dì scripse, sotto nome nostro, al potestà vostro de Castel San Zohanne che non gravasse li citadini piacentini, che habitano in quella terra, in cosa alcuna, se non in quello modo et forma erano gravati nanti ch'essa terra fosse concessa al magnifico quondam conte Aluise, vostro consorte, et devesse revocare ogni novità facta per la dicta casone, ma intendamo non l'ha vogliuto fare, de che ne maravigliamo et dolemo, et tanto più quanto che non gli è scripto se non quello ch'è iusto et rasonevele. Però ve confortamo et carricamo vogliati scrivere et commettere al dicto podestà che observi la disposicione dela dicta lettera et da mò inanti se deporti cum tal advertentia che non habiamo più querella di facti suoi. Et perché Iacomo Antonio Scotto, uno d'essi citadini, se lamenta ch'esso podestà non lo vole receptare in la dicta terra, nonobstante ne habia piena licentia, volimo che etiandio provediati a questo et faciati in modo che l'ordinacione nostre et del nostro Consiglio siano observate, perché non se fanno senza matura deliberacione. Cremone, xxiiii iulii 1451.
Cichus.