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160. Francesco Sforza ai priscidentibus curie rei publice Parme 1451 luglio 7 Cremona

Francesco Sforza dice ai priscidentibus curie rei publice Parme di essere a un tempo contento e dispiaciuto del fatto ultimamente successo di Francesco da Bologna: contento perché la reazione dei parmensi ha dimostrato la loro fedeltà verso il duca; dispiaciuto per l'inesatta interpretazione dell'atto di Francesco, che quanto fece non era per far male, ma per vindicarse dela iniuria contra quelli altri fanti.

[ 45v] Priscidentibus curie rei publice civitatis nostre Parme.
Veduto quanto per la vostra lettera ce havete scripto et ad boccha ce ha referito il nobile Iacomo Colomben, vostro ambassiatore, circh'el caso successo novamente de Francischo da Bologna, ve respondemo che del dicto caso ne habiamo preso piacere et dispiacere: piacerà videlicet che, advengha dela optima et sincerissima fede et devotione de quella nostra città et populo verso de nuy et del nostro stato sempre ne siamo stati chiari et certi, tamen, per questo acto multo magis ne siamo facti più chiari, persuadendoce ch'el simile debiate fare per l'avenire in omnem casum, quod Deus advertat. Et dispiacere vero habbiamo preso che, cognoscendo el dicto Francisco prima facie essere nostro servitore, non crediamo che contra de nuy né del nostro stato avesse non solum perpetrata cosa alcuna, ma pur pensatola. Et siando luy incorso in lo excesso incorse, del quale ne ha portata la penitentia et merito, non credemo ch'el fesse per far male, ma bestialmente et como da fante a pede per vindicarse dela iniuria contra quelli altri fanti se facesse et non ad altro fine. Quello populo habiamo per excusato del'acto fece contra de luy, perché ad cadun altro fedel popolo verso il suo signore serebbe in tal caso occorso el simile. Et como habiamo dicto, ne restamo cum l'animo molto consolato per il dicto respecto. Piacene che Francisco da Trano non se sia intromesso in questo facto et che luy non ne sia colpevole. Sopratucto ve referirà anchora ad bocha il dicto vostro ambassatore, informato dela nostra intenctione, al quale darite fede como ad nuy proprio. Data Cremone, vii iulii 1451.
Andreas Fulgineus.