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191. Francesco Sforza a Luigi Garimberti e al podestà di Fiorenzuola d'Arda [Simone Benedetti da Pesaro] 1451 giugno 13 Cremona

Francesco Sforza scrive a Luigi Garimberti e al podestà di Fiorenzuola d'Arda di essere sorpreso che siano ancora lì gli uomini d'armi cassati e ammonisce i soldati a non recare danno ai locali. Ordina infine di sollecitare i soldati di Gaspare di andarsene a Castell'Arquato, dove sono stati destinati.

Aluysio Garimberto nec non potestati Florenzole (1).
Meravigliamone non se siano levati de lì et andatosene per li loro facti quelli homini d'arme cassi, secondo ce hanno rifferito li ambassiatori de quella terra venuti da nuy. Pertanto, recevuta questa, comandariteli per nostra parte che se levino et vadano ala soa via senza manchamento alcuno, altramente se levarano poy ale loro expese. Monerite quelli soldati non facciano ad quelli nostri homini cosa che li rencrescha, como sentemo fanno in torli li loro cose non ordiniate et già pare cominciano ad torre fine al lino, che, sentendone più richiamo, ne chiamarimo malcontenti deli facti loro et demonstrarimoglilo. Et tu, Aluysio, vogli havere altra diligentia circha ciò che se appartene ad ti che tu non fay. Dirite ad quelli forono de messer Gaspare (2), quali deghono andare ad Castello Arquà, che senz'altra resistentia vadino là dove li è deputato et non sia fallo, per quanto havite cara la gratia nostra. Et ecco scrivemo per l'alligata (a) ali homini de Castello li debiano receptare. Tu, Aloysio, como tu sai te fo ordinato, non torre niente ad quelli homeni contra loro voluntate dapoy te è resposto dela taxa d'altronde et fa perciò non ne habiamo rechiamo. Data Cremone, xiii iunii 1451.
Andreas Fulgineus.


(a) Alla lettera era allegato l'originale della missiva n. 192.

(1) Identificato come Simone Benedetti da Pesaro (cfr. SANTORO, Gli uffici, p. 504).
(2) Gaspare Dal Piglio.