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638. Francesco Sforza ad Averardo da Calabria, al capitano e al commissario della Valtellina 1451 settembre 5 Lodi

Francesco Sforza scrive ad Averardo da Calabria, luogotenente, al capitano e al commissario della Valtellina circa il loro non intervento contro l'usurpazione dei beni beneficiali di Enrico Origelli da parte dell'arciprete di Sondrio.

Domino Averardo de Calabria, locumtenenti, capitanei et commissarii (a) Vallistelline.
Maraviliamose molto de vuy che non dasiti altro favore che non haveti facto perfina mò al venerabile messer Henrigo de Horigelli quale sapetti con nostra licentia et voluntà ha impetrato et obtenuto lo archipresbiterato de San Petro da Tresino, per lo quale, como doveti sapere, ne ha reportato da Roma le bolle appostolice, contra quello arcipreyto da Sondro quale gli occupa et impedisse alchune possessione d'esso archipresbiterato, quale hebbe prosumptione de impetrare dicto beneficio contra la voluntà et sapputa nostra. Et per[ché] noy deliberamo che dicto messer Henrigo omnino golda et posseda dicto archipresbiterato integramente et quietamente ve commandiamo et volimo che debiati havere da vuy el predicto arcipreyto de Sondro al quale, presentandoli questa nostra alligata, li commandareti che non se debbia impazare delle possessioni et massari, beni et cose et intrate spectante al dicto arcipresbiterato de Trexino, contra el tenore delle bolle concesse al predicto messer Henrigo, per vigore dele quale volimo che stagha alla possessione d'esso, per quanto ha cara la gratia nostra, altramente che lo farimo cognoscere serimo mal contenti de luy. Et proinde vuy dareti ad esso messer Henrigo ogni expediente adiuto et favore perché possa investire et desinvestire le possessione et beni d'esso et goldere liberamente, quietamente et pacificamente senza contradictione alchuna ita che più non ne habiamo a scrivere per questa casone. Laude, v septembris 1451.
Cichus.


(a) Così A.