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1094. Francesco Sforza ad Antonio da Trezzo 1452 settembre 21 apud Lenum.

Francesco Sforza risponde ad Antonio da Trezzo dicendogli di non crede che Carlo, nonostante il permesso avuto da Venezia, possa andare all'impresa delle sue terre. Quanto a lui (duca), lo informa si è mosso da Qinzano e che i nemici si sono messi sulla via di Brescia. L'Estense gli ha scritto compiacendosi per i privilegi avuti dall'imperatore. Lo Sforza ritiene opportuno che Antonio, rinnovi, per ciò, le congratulazioni all'Estense, al quale è stato concesso di prendere ai suoi servizi il parmense Ugolino Cancello. Nel poscritto il duca rivela il contenuto della lettera del fratello Alessandro riguardo l'impresa di Cerreto, ove con settecento uomini mise a fuoco gli alloggiamenti nemici e dei cavalli, più di cinquecento, uccisi o catturati.

[ 272r] Anthonio de Trezio.
Anthonio, havemo veduto quello ne hay scripto in questi dì per tue lettere, date ad x del presente, continente più parte, et, respondendo solamente ad quelle parte che rechedeno resposta, dicimo, quanto ala parte de messer Karlo, quale se dice havere obtenuto licentia dala signoria de andare al'impresa dele terre sue, non gli verrà facto, perché haverà ad attendere altroe. Advisandote che heri se levassemo da Quinzano et venessemo qua cum l'exercito nostro et havemo obtenuto questo locho, questa matina li nimici sonno ancora lor levati et veneno per la via da Bressa, et forsa verano dreto ad nuy mettendose sempre in loco forte, ma vegnendo lì gli bisognarà pur venire per la campagna, et in questo caso gli attenderemo quello glie havemo promesso. Ad mastro Frelyno non te bisogna mandarglie ad dire altro, perché glie havemo mandato ad dire per altri, et lui ne ha resposto quanto biso(gna): dela non bona dispositione del'amico havemo inteso quanto ne scrivi et non ce accade dire altro. Quello illustre signore duca ne ha scripto una lettera per la quale ce gratifica cum nui deli privilegii imperiali del ducato et del contato, quali glie sonno mandati; pertanto, retrovandote cum la signoria soa, volemo che a nostro nome te realegri seco deli dicti privilegii, la missione de quali ne è stata multo grata et accepta: et circha de questo te extenderai largamente como te parà expediente. Similmente el prefato signore ne ha pregato vogliamo confortare messer Ugolino Cancello da Parma che voglia andare ali servitii soi; et nui, dessiderosi de compiacerli, glie havemo scri­pto glie debbia andare: perhò volemo ne advise la signoria soa, benché nuy anchora gliene scrivemo. Apud Lenum, xxi septembris 1452.
Post datum. Havemo lettera da Alexandro, nostro fratello, como dovendose partire heri matina le zenti de arme inimiche che eranno ad Cereto per andare in campo cum li altri qui in Bressana, esso Alexandro delibberò de dargliene una pegionada, et ussiendo fora de Lode cum circha dcc persone, tucti ad pede, ad nove hore de nocte andò a Cerreto per quelli paludi, et intrando in l'allozamenti lor (a) per modo che niguno se ne accorse, mise ad fuoco quelli allozamenti lor in tal forma che fu beato chi podette campare la persona dal foco. Et Mattheo da Capua, quale zarlactava tanto del caso de Alexandro contra ogni verità, non fece poco ad redurse in camisa dentro la badia. Multi ne sonno guasti dal fuoco deli lor carreazi, quasi ogni cosa è bruxata: deli lor cavalli ne fu­rono, tra brusati et presi, più de 500, ma più li presi che li brusati, ma se per ventura gli fossero possuti andare per quella via non ne fugiva homo. Apud Lenum, xxi septembris 1452.
Irius.
Cichus.

(a) Segue in tal forma ch'el fo beato depennato.