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1284. Francesco Sforza a Gentile da Leonessa 1452 ottobre 12 "apud Lenum".

Francesco Sforza narra a Gentile da Leonessa, governatore generale delle genti venete, la vicenda di Lazzarino, famiglio di Giovanni da Rosa, per chiarire il motivo del mancato rilascio di Lazzarino: egli non era al soldo e, quindi, in quanto non militare, poteva ottenere la liberazione dalla prigionia solo mediante riscatto. Lo stesso Lazzarino ha confessato pubblicamente che era contadino di Ovanengo e che si era fatto iscritto abusivamente al Banco (degli stipendiati) di Piacenza da Giovanni Pazaglia.

Magnifico et strenuo viro Gentili de Leonessa, gentium illustrissimi dominii Venetorum gubernatori generali.
Magnifice et strenue vir, veduto quello ne havete scripto circ'al facto de Lazarino, fameglio de Zohan da Rosa, compagnio de Zohan Pazaglia equi destenuto, et cetera, dicemo per resposta che nostra intentione fo sempre de servare bona compagnia, et così l'havemo sempre servata per lo passato, como havete possuto vedere per effecto. Ma ad ciò sapiate como el facto è passato del detto Lazarino lo narraremo in poche parole. Epso Lazarino et uno altro so compagnio forono presi dali nostri et volseno esser posti ad taglia, perché quelli li pigliarono dicevano costoro erano villani et non soldati. Et havendo facto cercare questo facto, trovassemo l'uno era soldato, et quello fo relassato; l'altro è ben vero che era scripto ala Bancha et se haveva facto scrivere da Piasenza, benchè fosse da Ovanengo, et cusì fece fede per sua lettera Chierechino che era scripto in libri dela bancha. Ma esso Lazarino, essendo examinato et domandato dicesse el vero, confessò de plano ch'el era da Ovanengo et non da Piasenza, et ch'el era villano de quello loco da Ovanengo et stava ad casa soa ad fare li facti soi, et non puncto al soldo. Ma per satisfare ale preghere de questo compagno de Zohan Pazaglia, ad soa instantia se era facto scrivere ala bancha (a) da Piasenza dicendo era insegnato dal dicto Zohanne, che così dovesse dire, et ancha trovassemo che non haveva niguna cicatrice in fronte, como è scripto ala bancha, et però è stato retenuto per presone. Da poi fo da nui el dicto Zohane da Rossa, et factone pur instantia per la liberatione d'esso Lazarino, nui l'havemo havuti tucti dala presentia nostra et examinatoli. In effecto esso Lazarino ha confessato, in presentia del dicto Zohanne et de infiniti altri publicamente ch'el è presone et ch'el è villano et lavoratore de Ovanengo et sta ad casa soa ad fare li facti soi et non è puncto soldato. Et però ne pare, essendo la cosa cossì, che meritamente se debba rescotere, certificandove che se custui havessemo trovato che fosse stato soldato non seria bisogniato se havessono scripto dela liberatione sua, perché havessemo facto lassare, como fo lassato el suo compagnio, quale fo preso insieme cum luy. Et pur scaltramente paresse ad nuy haressemo caro esser per vostre lettere advisati, recordandovi, como è dicto, che da nui non mancha, né mancharà may de observare bona compagnia, como è stata sempre nostra usanza et como è nostra intentione de fare dal canto nostro. Apud Lenum, xii octobris 1452.
Irius.

(a) Segue dicendo era depennato.