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1743. Francesco Sforza al podestà di Cremona 1452 novembre 23 Gambara.

Francesco Sforza scrive al podestà di Cremona di convenire, al di là della richiesta fattagli di andarsene dal primo di gennaio, che egli rimanga fino alle calende di luglio; badi, però, con la maggior sua diligenza possibile al bene della città e dei cittadini e, curi di avere buoni et sufficienti ufficiali, migliori di quelli avuti nel passato.

Potestati Cremone.
Nonobstante la instantia sia stata facta del partire vostro in calende zenaro proximo che vene, pur, perché ve sete contentato del restare fino ad calende luglio, secundo dice la vostra comissione, havimo scripto et ordinato alli Maestri dele intrate che non debiano procedere a l'incanto de quello vostro offitio, perché siamo restati ben contenti dela confirmatione vostra per lo tempo predicto. Et perché ve haverano ad occorere per l'avenire cose molto più ardue et ponderose che non sonno occorse per lo passato, ve confortiamo et strenzemo vogliato cum quella magiore diligentia et studio ve serrà possibile attendere al dicto offitio tanto per bonificatione et bene de quella città et cittadini d'essa quanto per lo stato et bene nostro, perché vedite quanto importa Cremona al stato nostro. La qual cosa volendo voy votive exequire ne pare, et cusì ve caricamo che vogliate servare modo de havere boni et sufficienti offitiali et migliori che non l'havite havuti per lo passato perché, havendo offitiali sufficienti quali cum equità et solicitudine exerciscano l'offitio et che lo sapiano fare, et usandogli voi quella diligentia che gli saperite usare, non dubitamo puncto che ne haverite ad essere conmendato et ne reportarite honore assay. Et benché ve scrivamo alle fiate dele lettere ad nostro modo, non pigliate admiratione, perché ne è necessario fare cossì per respecto ale molte et varie cose che ne occoreno et per satisfare ale persone; siché, como havimo dicto, sforzative de tegnire boni et sufficienti offitiali, perché tegnendo quelli, haverite ad satisfare cum la vostra bona diligentia tanto al stato et cose nostre quanto ala bonificatione de quella città et cittadini d'essa, et subsequenter ne consequerite honore, como siamo certi è vostro desyderio. Ex Gambara, xxiii novembris 1452.
Christoforus.
Cichus.