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1811. Francesco Sforza al vescovo, al podestà, agli ufficiali e ai deputati presidenti agli affari di Cremona 1452 novembre 28 Gambara.

Francesco Sforza comunica al vescovo, al podestà, agli ufficiali e ai deputati presidenti agli affari di Cremona la morte del condottiero Giacomazzo da Salerno, di cui celebra la singolare virtù e fedeltà al duca. Vuole, perciò, il clero e la comunità facciano tale dimostrazione nell'onorare la salma da testimoniare a tutti quanto era amato in vita e quanto è rimpianto in morte.

Domino episcopo, potestati ac ceteris offitialibus nec non deputatis presidentibus negociis civitatis Cremone.
El è piaciuto ad nostro onnipotente Dio redure ad sè quella bona anima del spectabile quondam et strenuo cavalero, conductero et compare nostro domino Iacomazo da Salerno, como havete veduto, el transito del quale ne ha dato despiacere assay in la mente et animo nostro et etiamdio disconzo ad questa nostra impresa per la sua singulare vertute et fede verso noy. Et imperché li soi deportamenti sonno stati tanti et tali verso el Stato nostro et le cose nostre in la vita soa che meritamente per noi et per quella nostra comunità se debeno fare tale demostratione in honorare quello suo corpo ch'el parà ad ognuno ch'el era da noy amato in vita, et che la morte soa ne sia recresciuta, ce conforthiamo, caricamo et strenzemo che nel dì che se faranno le soe exequie, secundo hanno ordinato quelli che hanno la cura sopra ciò, vogliateli essere personalmemente cum lo chiercato et cum più numero de cittadini ch'el sia possibile cum farli tucti quelli honori, solemnitade et cerimonie che se usano fare in uno simile apto, non lassandoli mancare cosa alcuna, non altramente che s'el dicto messer Iacomazo fusse del nostro proprio sangue, certificandove che, se possibile fosse che spargere del sangue dela nostra propria persona podessemo restituirlo ala vita presente, el faressemo sì volunteri et senza reguardo alcuno, como per fradello o filiolo. Curate adonque exequire questa nostra voluntà quantunche el ne parà sia superfluo recordarve quello che semo certi voy medesimi hareste facto bene et voluntieri. Ex Gambara, xxviii novembris 1452.
Iohannes.