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2106. Francesco Sforza ad Angelello da Lavello, a Mariano d'Arezzo, ad Andrea da Pisa e a Giovanni Galante (1452 dicembre 22) Cremona.

Francesco Sforza esprime ad Angelello da Lavello, Mariano d'Arezzo, Andrea da Pisa, condottieri ducali, e al console Giovanni Galante tutto il suo disappunto per la mancata restituzione del bestiame agli uomini di Rivoltella. Visto il loro disinteresse per gli ordini ducali, impone di indicargli i nomi di coloro che hanno avute dette bestie e le hanno macellate, perché non verrà dato loro un soldo finché non saranno pienamente soddisfatti i proprietari. Sa però che ve ne sono ancora delle vive: comanda che siano subito restituite.

[ 484v] Angelello de Lavello, Mariano de Aretio, Andree de Pisiis, armorum ducibus, ac Iohanni Galanto, consuli, nostris dilectis.
Visto nui che per nostro scrivere non havete facto rendere alli homini da Rivoltella le soe bestie, quale indebitamente gli havete robbato, del che non possiamo fare che non se dogliamo, vi (di)cimo che, recevuta questa, ne debbiate advisare nome per nome chi sonno coloro che hanno havute le dicte bestie, le quale dicite essere morte et magnate, perché vogliamo provedere all'indempnitate delli dicti homini a costo suo, perhò advisandove che nostra intentione è de non lassarli dare mai veruno dinaro finché li dicti homini non saranno satisfacti et pagati et, non pagando loro li predicti, nui li faremo pagare nui delli denari delle paghe soe, siché li predicti homini haveranno a contentarsi. Credevamo bene che altramente devesti exequire la voluntate nostra et havere caro lo honore nostro, pur, non havendolo facto, vi dicimo che nostra intentione è de satisfare alli dicti homini in questo modo, siché facite per ogni modo siamo advisati del nome de coloro hanno havute dicte bestie. Insuper, perché siamo certificati che delle dicte bestie ne havite una bona parte, vi dicimo che le vogliate rendere et non defirire oramai più tempo né darne materia de replicare più, avisandove che da mò sentendone più lamenta se corrozarimo con voi. Cremone, ut supra.
Bonifatius.
Cichus.