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238. Francesco Sforza a Martino de Caratis 1452 febbraio 29 Milano.

Francesco Sforza insinua (pur sapendo, data la sua rettitudine, che non ne ha di bisogno) a Martino de Caratis, incaricato del compromesso nella vertenza tra il vescovo di Parma e Pietro Maria Rossi, conte di Berceto, di sentenziare senza alcuna soggezione di alcuno dei contendenti.

[ 62r] Domino Martino de Caratis.
Havemo inteso essere facto compromesso in vuy per lo reverendo episcopo dela nostra città de Parma, per una parte, el magnifico Petromaria de Rossi, conte de Berceto, per l'altra, per casone de alcuna differentia vertente infra loro, che grandemente ne piace, perché assay desideriamo che infra loro sia intelligentia et concordia et non differentia nì discordia. Il che ne pare et habilmente et verisimilmente possere havere effecto, essendo la cosa in vostre mane, quale setimo per peritia sapere et conscientia volere non declinare da quello che rasone vole. Et benché se rendiamo certi non bisognare che nuy, nì altri vi confortiamo a fare il debito, et non ve movereti a suggestione de persona a fare più o mancho de iustitia sia che voglia, pur, perché questo nostro scrivere tende a bon fine, et siamo certi il prendeti in bona parte, ve confortiamo et carichamo quanto più possiamo non attendiati ad suggestione né intercessione, né preghe di che si voglia, ma solum attendiati al debito de rasone et non altro in difinire dicta differentia. Il che facendo, como ne rendiamo certi fareti, satisfareti alla reputatione della fama vostra et a noy fareti somma complacentia et gratificatione; et versa vice, il contrario facendo voy altramente, (a) il che non possemo credere per alcuno modo. Data Mediolani, die ultimo februarii 1452.
Iohannes.

(a) Segue data depennato.