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306. Francesco Sforza a Tristano Sforza 1452 marzo 20 Milano.

Francesco Sforza comunica al figlio Tristano Sforza che Giovanni Robino, uomo d'arme ducale, è venuto a sapere che Enrico Matto e Bartolomeo da Soresina sono gli autori del furto dei cavalli portatigli via dall'alloggiamento di Soresina e menati in terra veneziana. In casa dell'Albanese, Marco, famiglio di Enrico, è stato colui che ha concertato il tutto. Gli dice che, sia Enrico, che il suo famiglio, progettano di scappare: li acchiappi e li metta al sicuro e la roba la faccia conservare da Bartolomeo

[ 79r] Domino Tristano Sfortie Vicecomiti.
Dilectissime fili noster, Zohan Robino, nostro homo d'arme, presente portatore, ne dice havere havuta vera informatione dal canto dellà, come Herrico Matto et Bartholomeo da Sorexina sonno stati caxone et auctori de farli furare et tore li soy cavalli dal suo logiamento de Sorexina, quali sonno stati conducti del canto dellà. In casa de l'Albanese grande et Marco, famiglio del dicto Herrico, è stato quello quale ha menata la pratica, et, secondo semo informati per altra via, esso Herrico, o per questa (a) o per altra caxone sono de fugire, unde adciò che non li rensta el pensiero, nì del suo fallo vada impunito, volimo subito, recevuta questa lettera, con honesti modi vedi de havere in le mane esso Herrico et Marco suo famiglio, et li faray mettere in loco che non possano fugire senza nostra licentia, et la robba soa la faray consignare in le mano de Bartholomeo, suo (b) compagno, quale ne habia cura, siché non vada ad male, et subito ne advisa come haveray facto. Et guarda in questo non gli usare nì archimia, nì negligentia alcuna, ma faray per modo che tu li habi tucti doy in le mane, et guarda de chi te confideray in farli pigliare, siché non sii ingannato. Data Mediolani, die xx martii 1452.
Iohannes Simon.
Iohannes.

(a) Segue caxone depennato.
(b) Segue quale depennato.