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510. Francesco Sforza ad Antonio da Trezzo 1452 giugno 1

Francesco Sforza accenna ad Antonio da Trezzo il malo modo con cui "cum tanta dishonestade, inganno et manchamento loro quanto dire si possa" i Veneziani si misero in guerra con lo Sforza, nonostante le assicurazioni di buon vicinato e e di non fare guerra senza avvisarne tre giorni prima. Ciò fu la causa per cui il duca fu colto impreparato, tuttavia la loro azione di sorpresa è stata di scarso vantaggio: non potrebbero "dare da cena ad L o sexanta persona de tucto quello guadagno"

Antonio de Tritio.
Tu haveray inteso per tre nostre lettere li modi hanno tenuti Venitiani in romperne guerra et quello che hanno facto et sequito. El quale rompere de guerra l'hanno facto cum tanta dishonestade, inganno et manchamento loro (a) quanto dire se possa, perché havevano dicto che volevano ben vicinare et vivere im pace et che non se moveriano ad guerra che non ne advisassero de tri dì prima. Siché stando socto quella speranza non stavamo altramente providuti, né nostra intentione era de fare novità alchuna et li apparati che havevamo facti erano, perché, vedendo la mala dispositione loro, per trovarsi qualche riparo dal canto nostro (b) alla nostra deffensione, pure, quello primo dì che ruppero la guerra guadagnarono molto pocho, che forsia haveriano possuto dare da cena ad L o sexancta persone de tucto quello guadangno [...] (c)

(a) loro in interlinea.
(b) dal canto nostro ripetuto.
(c) La missiva termina così ed è depennata.