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518. Francesco Sforza a Giorgio de Spinolis 1452 giugno 5 Gabbioneta.

Francesco Sforza a Giorgio de Spinolis, monaco del monastero di Sant'Antonio di Cremona. (quanto precedentemente si diceva a molti - i deputati -, qui si continua a ripetere a uno - un monaco -)

Domino Georgio de Spinolis, monaco (a) monasterii Sancti Antonii civitatis Cremone.
Nel principio fu ordinata la unione delo hospitale de quella nostra cità, dicissivo alli deputati superinde che, considerato il longo tempo ch'el hospitale de Sancto Alberto fo donato ad Antonio Vesconte e alli suy per dargli vita, come a zintilhomini de quella illustrissima casa, non havendo loro donde altramente vivere, considerato etiam che nuy gli l'havimo confirmato, non volevamo ch'el gli fusse tolto né inovato cosa alcuna, havendolo, como havimo dicto, già longo tempo et trenta anni posseduto, et essi deputati ne dissero che gle lo lassariano, né contra esso gli innovariano cosa alcuna, ma perché esso Antonio è stato da nuy gravandose molto che gli tentati contra et gli haviti mandato una captatoria, ne siamo alquanto maravigliati recordandoci de l'ordine dato sopra ciò. Et, perché forsi vuy non ne serissi advisato, vi dicimo breviter che nostra intentione non è ch'el gli sia dato impazo né innovato cosa alcuna, et cussì vi confortiamo et volimo che gli debiati revocare et anullare quanto gli fosse fatto contra, lassandolo in la quieta et paciffica possessione d'esso, advisandovi che in le cose compatibili che contengono honestà non sarrà nissuno che gli sia più caldo che nuy perché se facia, ma in questo, che debbe parere ad ogni bona compassione et dingno de provedere, non ne pare honesto né rasonevele lassarglielo. Data ut supra.

(a) monaco ripetuto.