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964. Francesco Sforza ad Antonio da Trezzo 1452 settembre 10 "apud Quinzanum".

Francesco Sforza risponde ad Antonio da Trezzo di non ammettere che Barbiano venga estimato insieme a Lugo, perché Barbiano è del duca. Vuole, perciò, che insista con l'Estense che per Barbiano nulla si innovi. Circa il fattaccio dei dazieri di Cotignola che hanno vessato il mulattiere di Ferrara, reduce da Firenze con cinque pali vinti, ha scritto a sua madre di mandarli da Borso per la necessaria punizione. Quanto ai cento ducati promessi da Antonio a Manfredo Beccaria, il duca riscriverà a Manfredo perché faccia il suo dovere.

[ 243r] Antonio de Tricio.
Respondendo a due tue lettere, date a ii et v del presente, quanto alla parte del fondo della Passarella e del'estimo de Lugo et Barbiano, dicemo che, essendo Barbiano nostro, et non del territorio de Lugo, come è notorio a chaduno, non possiamo se non maravigliarci de quello illustre signore duca voglia ch'el dicto loco de Barbiano sia estimato cum Lugo. Però volimo che de novo debbi confortare la signoria sua et faci ogni opera et instantia perché non se innova cosa alchuna nel dicto extimo, usando in questo ogni studio et diligentia tua, advisandote che nostra intentione non è da comettere questa per non mettere in debito quello che è nostro. Alla parte dela lamenta che te ha facta quello signore per la dishonestà comissa per li datieri da Cotignola al suo mulatero che conduceva li palii da Firenza et cetera, dicemo ch'el n'è molto rencresciuta la dicta deshonestà, et non meno come se l'haveseno comessa contra nuy medesmi, perché nostra intentione è che portino quella reverentia alla signoria sua che portano a nuy medesmi. Et aciò para habiamo molesta questa cosa, scrivimo a madonna nostra madre et alli offitiali de Cotignola che debbiano mandare li malfactori alla signoria sua per domandarli perdonanza. Scrivimo anchora al prefato signore duca gli piacia punirli segondo li demeriti suoy. Al facto del Parracino da Bondeno non ce achade dire altro, perché Bernardo Macco, quale era distenuto a Pavia, se ne è fugito de presone. Per quilli cento ducati, quali promettesti a messer Manfredo da Becharia, scripsimo in quisti dì ad esso messer Manfredo come n'è parse, et non havendone luy resposto, gli repplicamo de novo in modo gli virà voglia de fare el dovere et relevarte dalla promessa facta per luy. All'altra parte delle tue lettere non ne accade resposta. Ex nostris felicibus castris apud Quinzanum, die x septembris 1452.
Irius.
Cichus.