Crocifisso

ambito ottoniano

Crocifisso

Descrizione

Identificazione: CRISTO CROCIFISSO

Ambito culturale: ambito ottoniano

Cronologia: post 950 - ante 999

Tipologia: oreficeria

Materia e tecnica: argento/ laminazione; ARGENTO DORATO/ SBALZATO; LEGNO DI NOCE

Misure: 155,5 cm x 4,5 cm x 201,5 cm

Descrizione: Cristo crocifisso, del tipo triumphans, è rappresentato non sofferente, anzi con espressione trionfante, in cui sono assenti i segni del martirio: chiodi, corona di spine, ferite nelle mani, nei piedi e nel costato. Gesù appare sereno, ritto sulla croce senza nessuno sforzo, con il capo, di particolare bellezza, lievemente inclinato a destra. Le braccia sono distese orizzontalmente con le palme aperte dalle lunghe dita, le gambe quasi parallele e i piedi appena accennati. Il perizoma sui fianchi scende sotto le ginocchia, ben drappeggiato e fermato sul davanti da un nodo. Sopra la testa, una lamina con clipei che inscrivono i busti delle personificazioni del Sole e della Luna, quest'ultima col diadema falcato, ad indicare la doppia natura divina e umana di Gesù. Alle estremità dei bracci laterali della Croce in due lamine rettangolari, percorse da perle rilevate, sono raffigurati la Vergine e S. Giovanni Evangelista a mezzo busto. Inferiormente un'altra placca con la raffigurazione di una monaca di profilo, in preghiera e l'iscrizione "Raingarda" che la identifica nella committente badessa Regingarda, affiancata dalla figura più piccola della Maddalena. La grande croce, alta 2 metri, ha un'anima in legno di noce piallato, su cui è applicata una lamina d'argento con dorature .

Notizie storico-critiche: Il Crocifisso è un raro manufatto del X secolo che propone l'iconografia del "Christus Triumphans", in cui il Gesù crocifisso, in posizione frontale con la testa eretta e gli occhi aperti, vivo sulla croce è ritratto come trionfatore sulla morte. Solo dopo il Mille prevale la tendenza a raffigurare il Salvatore morto sulla Croce, con i segni del patimento. Il Vangelo di Nicodemo menziona il perizoma e la corona di spine sul capo,come i concetti più importanti dell'età paleocristiana e altomedievale, che hanno esercitato una grande influenza sulla creazione delle opere d'arte, sono la vittoria di Cristo crocifisso sulla morte, la croce come segno di trionfo. Il Cristo non ha la corona di spine e, invece del colobium (tunica priva di maniche o con maniche molto corte), come appare ritratto fino al IX secolo, è nudo, con i soli fianchi rivestiti dal perizoma, come sarà in seguito sempre rappresentato.
Il Crocifisso proviene dal monastero femminile di Santa Maria Teodote o della Pusterla (attuale Seminario Vescovile), dove sarebbe stato trovato fortuitamente in un pozzo in una cappella del XVI secolo, qui nascosto per evitare che fosse trafugato. Se sussistono dubbi su questo ritrovamento eccezionale, due testimonianze documentarie del XVII secolo assicurano la provenienza certa del crocifisso dal convento, del quale esistono menzioni solo a partire dal Seicento. Infatti nel 1799, soppresso il monastero, giunge in S. Michele dove viene posizionato nel braccio sud del transetto, nella prima cappella a destra dell'altare maggiore, inserito all'interno di una incorniciatura marmorea barocca. In questa occasione sulle pareti della cappella, vengono apposte due iscrizioni, oggi perse, una a destra per ricordare il trasferimento da S. Maria Teodote e un'altra a sinistra, poco credibile ma molto curiosa, che allude ad un'origine antichissima del prezioso manufatto, considerandolo una delle tre croci d'argento realizzate da Abgaro, re di Edessa in Mesopotamia, nell'anno della morte di Gesù (le altre due croci sarebbero state inviate a Roma e a Gerusalemme). Alla figura storica del sovrano è legata la "leggenda di Abgar", riguardante il 'mandylion', una presunta raffigurazione del volto di Gesù su un telo che alcuni identificano con la Sindone, conservata inizialmente a Edessa.
Il Crocifisso è custodito in questa collocazione dal 1799 al 1997, quando il 27 novembre dello stesso anno viene sostituito dal polittico ligneo a rilievo del XV secolo con "Cristo in Pietà tra SS. Stefano Papa e Barbara e la Vergine col Bambino recante la croce con Santi", unica opera superstite a Pavia della bottega Giacomo Del Maino e del figlio Giovan Angelo, in quanto pertinente all'incorniciatura marmorea settecentesca. Di conseguenza il Crocifisso viene spostato nel braccio settentrionale del transetto in una nicchia intitolata nel XV secolo a S. Giovanni Evangelista, nel XIX secolo a S. Camillo de Lellis e nel 1960 recante la statua della Madonna di Lourdes.
La critica, precedentemente (de Francovich, Arslan), aveva ascritto la croce pavese al XII secolo, ritenendola opera di un maestro lombardo, perché rapportata al Crocifisso di Vercelli, giudicato di provenienza milanese, ma in cui vi ravvisano influssi transalpini, dall'arte ottoniana e dalla scuola belgo-renana, in rapporto con l'oreficeria mosana. Peroni propone in seguito una datazione alla seconda metà del X secolo, ascrivendolo all'arte ottoniana. Nel 1898 il vescovo mons. Riboldi concede il raro e prezioso manufatto all'Esposizione Nazionale di Torino. Nell'Archivio della Fabbriceria si conserva un disegno del pittore pavese P. Buzio, eseguito anteriormente ai rimaneggiamenti, che consente una più facile lettura del manufatto.

Collocazione

Pavia (PV), Basilica di S. Michele Maggiore

Credits

Compilazione: Rotella, Alessandra (2004)

Aggiornamento: Manara, Roberta (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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