Flagellazione di Cristo

Silva, Agostino (attribuito)

Flagellazione di Cristo

Descrizione

Autore: Silva, Agostino (attribuito) (1628-1706), Scultore

Cronologia: ultimo quarto sec. XVII

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: terracotta / pittura

Descrizione: Le sette statue in terracotta dipinte a freddo, a grandezza naturale, rappresentano il secondo mistero doloroso del Rosario, la Flagellazione, all'interno della settima cappella del Sacro Monte di Ossuccio. La scena, visibile dall'apertura frontale dell'edificio, sono attribuite ad Agostino Silva e bottega. Al centro è posto Gesù, seminudo, scalzo, coperto solo da un candido perizoma bordato d'oro, con le mani dietro la schiena, appoggiato alla colonna e il capo reclinato verso destra. Dietro di lui si stagliano due sgherri dall'inaudita ferocia, uno intendo a legargli le mani, l'altro a scagliare il primo colpo con verghe piene di spine. Il carnefice con la corda ha un gozzo pronunciato, caratteristica tipica dei personaggi negativi. Lo studio anatomico del corpo di Gesù è particolarmente calligrafico. Sul pavimento sono collocati rami spinosi in legno, tra i piedi dei due carnefici alla sinistra di Cristo. Tutti e cinque gli aguzzini, nerboruti e malvestiti, sono caratterizzati da sguardi torvi, sprezzanti e privi di umanità. Sulla sinistra si trova un uomo dalla fluente barba bianca, forse Pilato, che assiste alla flagellazione di Gesù.

Notizie storico-critiche: La settima cappella, dedicata al secondo mistero doloroso del Rosario, contiene al suo interno la scena della Flagellazione plasticamente risolta da Agostino Silva e la sua bottega. Il pellegrino che percorre il viale si trova di fronte l'elegante edificio a pianta ottagonale introdotto da un pronao, oltre al quale si staglia la facciata caratterizzata da un'ampia finestra rettangolare. Questa fu eretta per volontà di Tommaso Gilardone di Volesio e dei suoi nipoti, i quali ottennero il permesso di inserire nella facciata lo stemma della propria casata nobiliare. Allo stato degli studi attuali non è stato ancora possibile determinare con esattezza la data di inizio e conclusione delle opere murarie e neppure quelle inerenti l'affidamento dell'incarico di realizzare le statue da collocarvi. Tuttavia è probabile che l'erezione della settima cappella avvenne nel terzo quarto del XVII secolo. Tommaso Gilardone di Volesio, infatti, morì nel 1687. La famiglia nobile che governava i territori posti vicino a Tremezzo intervenne nella costruzione del Sacro Monte grazie all'intervento di fra Timoteo Snider, considerato tra i maggiori fautori della costruzione del Sacro Monte del quale fu anche custode. Figura che necessita ancora di alcuni approfondimenti storiografici, fra Timoteo è stato recentemente rivalutato dalla letteratura scientifica che, talvolta, lo indicherebbe come esperto di architettura che potrebbe anche essere intervenuto nella progettazione di questa cappella e di atre strutture del Sacro Monte.
Dopo anni di difficoltà in questi ultimi due decenni, anche per questa cappella, ha avuto inizio un progetto di valorizzazione culturale del Sacro Monte, di cui l'inserimento nel Patrimonio Mondiale dell'Umanità dell'UNESCO, avvenuto nel 2003, costituisce tappa fondamentale. All'interno dell'Accordo Quadro di Sviluppo Territoriale "Magistri Comacini", sottoscritto da Provincia di Como (soggetto capofila), Regione Lombardia, Fondazione Cariplo e numerosi altri partner che operano sul territorio, è stato redatto uno studio sul piano di gestione del complesso del Sacro Monte e alla definizione degli interventi prioritari. Tra questi sono segnalati quelli necessari al pieno recupero e restauro della quattordicesima cappella, sulla quale si spera di poter operare nei prossimi anni.

Collocazione

Tremezzina (CO), Sacro Monte di Ossuccio - complesso

Credits

Compilazione: Bolandrini, Beatrice (2015); Zanzottera, Ferdinando (2015)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).