Sac. Antonio Hortensio

ambito lombardo

Sac. Antonio Hortensio

Descrizione

Identificazione: Ritratto del Sacerdote Antonio Hortensio

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: post 1614 - ca. 1624

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 76 cm x 105 cm

Descrizione: ritratto a figura intera ambientato

Notizie storico-critiche: Ritratto a figura intera ambientato.
In base all'etichetta commemorativa posta sul rovescio, il ritrattato è il Sacerdote Antonio Hortensio, morto nel 1614 con testamento rogato 11 giugno dello stesso anno (ASHSG XIII, 724). Secondo quanto riporta il dott. Mezzotti ne "Il cronista monzese" per l'anno 1838, il testatore "lasciò al Luogo Pio Convegno lire 3000 da essere impiegate in fondo stabile, gli utili del quale debbansi ogni anno dare in dote ad una povera zitella di buoni costumi", da nominarsi - ad anni alterni - dal Luogo Pio e dai suoi eredi (Mezzotti 1838, p. 65). La mancanza di altri riscontri documentari non ci permette di attestare la veridicità di questa fonte; tuttavia è ipotizzabile che questo ritratto fu eseguito in forma gratulatoria su commissione dell'ente che ricevette la beneficenza dell'effigiato.
Il nome del benefattore figura inciso a caratteri dorati su una delle lapidi commemorative poste nell'atrio del vecchio edificio di Via Solferino. In assenza di una regolamentazione precedente, fu il Regolamento per le onoranze ai Benefattori del 1943/1945, a stabilire di "perpetuare la memoria dei benefattori dell'Ospedale" con l'incisione del nominativo, in nero o in oro, a seconda dell'entità della donazione, sottointeso che l'incisione in oro attesta una donazione più consistente (ADHSG 24/5).
Il soggetto è ripreso a mezza figura, seduto di tre quarti su una seggiola con in mano un fazzoletto di tela bianca. Alle sue spalle si osserva una tenda sommariamente drappeggiata. L'ecclesiastico indossa un abito nero con il colletto bianco come i polsi: nel XVII secolo l'abbigliamento ecclesiastico non si distingueva del tutto da quello civile dove il nero era utilizzato per esprimere rigore e dignità morale. A qualificare il sacerdote, in questo caso, è l'uso dello zucchetto in panno di lana, che fu introdotto da San Carlo Borromeo (Butazzi 2002, p. 210).
L'opera è di modesta fattura, caratterizzata da un'impostazione convenzionale e da uno stile corrivo, comune alla gran parte dei ritratti gratulatori dell'Ancien Regime conservati nella Quadreria del San Gerardo e imputabile, in parte, ai vecchi restauri. In un documento d'archivio il pittore milanese Sebastiano Storace, descrivendo il lavoro svolto su un gruppo di ritratti tra cui il nostro, affermava "non da chiamarsi restaurati ma fatti di nuovo" (ASHSG XIII, 547/880/894/903; i ritratti in questione sono: Ludovico Varese (INV. N. 131789), notaio Francesco Cabiati (INV. N. 131987), Giò Andrea Toscano (INV. N. 131985), Giò Andrea Visconti (INV. N. 131989)).
Assonanze stilistiche particolari si possono riscontrare con il ritratto di Giò Batta Bugatto (INV. N. 131982) e quello di Giò Antonio Toscano (INV. N. 131985).

Collocazione

Provincia di Monza e Brianza

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. di Monza

Credits

Compilazione: Mantovani, Gabriella (2007)

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