152. Bollettino del Collegio dei ragionieri in Milano

Dal dicembre 1908 (a.XX. N. 70) §Bollettino dell'Associazione dei ragionieri già collegio dei ragionieri in Milano§. Dall'aprile 1910 (a. XXII, n. 1) §Rivista lombarda di ragioneria§.

Sottotitolo Bollettino dell'Associazione ufficiale dei ragionieri in Milano poi Bollettino ufficiale dell'Associazione e del Collegio dei ragionieri in Milano poi Bollettino ufficiale dell'Associazione dei ragionieri in Milano.
Luogo Milano.
Durata I trimestre 1889 (a. I, n. 1) - dicembre 1927 (a. XXXIX, n. 12). Dal gennaio 1920 riprende le pubblicazioni cessate nell'agosto 1916 a causa della guerra.
Periodicità Trimestrale poi mensile poi bimestrale poi mensile ma sempre irregolare.
Direttore Eugenio Banfi poi Enrico Gambusera poi Marcello Bozzi poi Clitofonte Bellini poi Gaspare Ravizza poi Oreste Cendoli poi Giulio Giussani poi Enrico Fiamberti poi Antonio Masetti e Aldo Tirelli poi Aldo Tirelli.
Gerente Nessuno poi Alfredo Rampoldi poi Osvaldo Rampoldi poi Vittore Capuzzoni poi Defendente De Amici.
Editore Collegio dei ragionieri in Milano poi Associazione dei ragionieri in Milano.
Stampatore Milano, Tip. Golio poi Tip. L. Marchi poi Stab.Tip. Lit. Galileo poi Stab.Tip. L. Marchi poi Stab. Tip. Lit. Ettore Bassi poi Stab. G. Civelli poi Stab. Tip. Lit. Stucchi Ceretti e C. poi Tip. "La Periodica lombarda" poi Off. Graf. F.lli De Silvestri.
Pagine da 12 a 100
Formato 24x17 cm poi 25x18 cm poi 27x19 cm.
Note Dal febbraio 1894 alla fine di dicembre dello stesso anno, la rivista esce con la consueta copertina riportante il titolo di «Bollettino del Collegio dei Ragionieri in Milano», ma in realtà contiene i fascicoli trimestrali della rivista «Il Ragioniere. Rivista di contabilità pubblicata dal prof. Giovanni Massa» (a. XV, serie II, 10 febbraio 1894, vol. X).

Il «Bollettino» pubblica tutti gli atti del Comizio dei ragionieri in Milano, con le relative memorie, relazioni, letture e conferenze. Suddiviso in varie sezioni, contiene anche una rubrica dedicata alle notizie e agli atti dei collegi o delle accademie dei ragionieri delle altre città italiane, e una accurata rivista bibliografica che segue la pubblicazione dei principali lavori di ragioneria. In relazione allo spazio disponibile vengono pubblicati anche “studi ed esercizi intorno alle diverse scienze attinenti la ragioneria. Così la contabilità, l’amministrazione, l’economia, la statistica, il diritto, l’agricoltura, l’industria e il commercio, sempre nei loro rapporti con la ragioneria e la professione del ragioniere, avranno validi autori in questo Bollettino che, per mantenersi nelle serene sfere della scienza, non si occuperà mai di politica per qualsiasi titolo” (Programma, 1° trimestre 1889).

Principali collaboratori della rivista nei suoi primi anni di vita, oltre a Eugenio Banfi, che ne abbandona la direzione nel 1891 provvisoriamente sostituito da un comitato direttivo, sono i ragionieri: Giuseppe Andreoli, Clitofonte Bellini, Enrico Gambusera, Giovanni Maglione, Ernesto Nosotti, Gaspare Ravizza, Giovanni Rota, Arturo Stabilini e Antonio Zenoni. Nel 1892 la direzione passa nelle mani di Enrico Gambusera, che introduce una nuova rubrica, “Giurisprudenza professionale”, poiché “lo stato anormale dell’odierna società di continuo esige che il ragioniere sappia giudicare rettamente i casi che gli capitano, essendo oggi curatore di fallimenti, o sequestratore giudiziario, domani perito contabile in sede civile e penale, arbitro conciliatore, amministratore di società ecc.” (ottobre 1892-marzo 1893). Pubblica anche le relazioni dei congressi nazionali dei ragionieri, a partire dal V (ottobre 1892-marzo 1893), VI (ottobre-dicembre 1895), VII (luglio-agosto-settembre 1899), VIII (30 settembre 1902), IX (dicembre 1908), X (maggio-giugno 1910), XI (settembre-dicembre 1911), XIII (ottobre 1924).

Con numero 21 del febbraio 1894 fino al dicembre dello stesso anno il «Bollettino» all’interno di una copertina riportante il consueto titolo, è in realtà sostituito dalla rivista «Il Ragioniere. Rivista di contabilità pubblicata dal prof. Giovanni Massa», a sua volta suddivisa in tre fascicoli trimensili: il «Bollettino dei collegi dei ragionieri», diretto da E. Gambusera e dal vice-direttore E. Nosotti; «Studi e memorie sulla ragioneria», diretto da G. Massa, e «Rassegna di pratica professionale», diretto da Rinaldo Pietrasanta. Nel fascicolo diretto da Gambusera, nella rubrica «Atti e notizie dal Collegio di Milano» è contenuto il verbale dell’assemblea generale ordinaria del 12 febbraio 1894, nel quale si fa in effetti cenno al “contratto stipulato in via di esperimento per un anno secondo il quale la pubblicazione del Bollettino sarà effettuata insieme ai periodici ‘Il Ragioniere’ del prof. Massa e ‘L’Amministratore’ del prof. Pietrasanta, in modo che i soci del Collegio riceveranno gratuitamente i tre periodici”.

Col 1895 il Bollettino ritorna alla consueta linea editoriale, come dà notizia Gambusera in Ai benevoli lettori, novembre-dicembre 1894, scritto nel quale preannuncia la suddivisione della rivista in tre sezioni: quella dedicata agli “Atti e notizie” riguardanti il Collegio di Milano e le associazioni di categoria delle altre città, la parte scientifica “Studi ed esercizi”, e una sezione dedicata alla “Pratica professionale” curata dal rag. Augusto Rossari e inaugurata con la Rassegna di massime di giurisprudenza in materia di fallimenti, che si protrarrà per parecchi numeri.

Nel 1897, di fronte anche alla difficoltà di mantenere una regolare pubblicazione trimestrale, il “Bollettino” – che viene definito “un modesto periodico il cui scopo è essenzialmente quello di tenere informati i colleghi di quanto a Milano e fuori si fa o si tenta di fare in pro della classe e della professione” (1895!, gennaio 1895) – si limita a presentare i verbali delle assemblee e delle adunanze del Consiglio e le notizie provenienti dagli altri collegi.

Nel 1902 il periodico ritorna ad essere una rivista dotata di una certa articolazione, ma risente di una estrema irregolarità nella periodicità della pubblicazione fino al 1908, anno in cui si forma il nuovo comitato di redazione formato da Luigi Brasca, Giulio Giussani, Mario Balossi, Enrico Fiamberti e Alessandro Grosso, che si attivano perché il “Bollettino” diventi finalmente “una pubblicazione periodica e frequente col carattere di un giornale professionale il quale accolga anzitutto i comunicati del Consiglio e delle sezioni dell’Associazione, nonché molti studi sulla funzione del ragioniere e sulla sua preparazione tecnico-scientifica, Seduta del Consiglio direttivo del 18 gennaio 1909, 31 marzo 1909).

Nel 1910 il Consiglio dell’Associazione ufficiale dei ragionieri di Milano delibera la trasformazione del vecchio “Bollettino” nella «Rivista lombarda di ragioneria», in cui “troveranno larga ospitalità le notizie interessanti la classe nostra, da qualunque parte ci giungano, ed ogni cura sarà rivolta a evitare sterili polemiche e a conferire alla rivista il posto al quale l’organo dell’Associazione milanese ha ben diritto di aspirare” (Ai cortesi lettori, aprile 1910): diretta da Enrico Fiamberti, si avvale di un comitato di redazione composto da Ferdinando Adamoli, M. Balossi, Fortunato Casis, Carlo De Mattia, Cesare Finocchiaro, Gaetano Mariani, Achille Panizza, Vitaliano Passaroli, Girolamo Pirinoli, Giovanni Rota, Virgilio Zani.

Apre il periodico la rubrica “Monografie e articoli originali”, nella quale vengono trattate questioni che si riallacciano anche solo in modo indiretto alla materia trattata dalla rivista, ma per le quali “si deve ritenere che largo ed efficace sarà il contributo che la ragioneria potrà apportarvi ed è perciò opportuno che la nostra rivista se ne occupi” (Il problema delle abitazioni popolari, maggio-giugno 1910, relativo “alla creazione di una forma affatto nuova di azienda semi-pubblica, l’Ente o Istituto autonomo case popolari che ha per compito esclusivo di provvedere nelle più favorevoli condizioni alla costruzione di case economiche per le classi meno abbienti”). Altri scritti che vengono pubblicati all’interno della rubrica che costituisce la vera novità della nuova rivista sono: E. Fiamberti, Le aziende municipalizzate, aprile 1910, nel quale vengono presi in esame gli aspetti giuridici, amministrativi e computistici di questi nuovi organismi aziendali; G. Pirinoli, Il monopolio delle assicurazioni sulla vita e le società di mutuo soccorso, maggio-giugno 1911, in cui, rispetto al progetto di legge sul monopolio statale delle assicurazioni sulla vita, si prende in esame “non la sorte, di cui si sono ampiamente occupati tutti i giornali, che sarebbe riservata alle società o compagnie d’assicurazione qualora il progetto Nitti diventasse legge dello Stato, ma quella non meno ingrata che sarebbe pure riservata alle benemerite società di mutuo soccorso le quali lontano da qualsiasi scopo di speculazione o lucro, mirano unicamente a sussidiare in caso di malattia o di vecchiaia i propri associati”.

Seguono le rubriche “Bibliografia”, “Notizie diverse”, “Atti ufficiali dell’Associazione”, “Ufficio d’informazioni per il collocamento di impiegati ragionieri” e “Questioni di ragioneria scientifica e professionale”.

Durante gli anni del conflitto la periodicità della pubblicazione diventa estremamente irregolare: se i numeri doppi o anche tripli rappresentano una costante nella vita della rivista, in questo periodo, anche a causa della presenza di un comitato di redazione falcidiato dalla chiamata alle armi, le uscite si diradano oltremodo, fino al numero del settembre 1915-agosto 1916, ultimo prima della temporanea cessazione delle pubblicazioni che si protrae fino al 1920 (Ricominciando, gennaio 1920).

Grande, in questo nuovo periodo di vita della testata, lo spazio dedicato ai problemi dell’istruzione commerciale, inerenti cioè “la preparazione di giovani ragionieri dotati di salda preparazione teorico-pratica atti ad assumere cariche importanti nella direzione amministrativa di grandi aziende industriali, bancarie, commerciali e pubbliche (Programma per la costituzione di un Istituto superiore di ragioneria, gennaio 1920). Proprio per formare personale rispondente a questi requisiti, cosa difficile attraverso i programmi “disordinati e irrazionali” dei normali istituti tecnici, la rivista dà ampio rilievo alla costituzione dell’Istituto superiore di ragioneria, diretto da Antonio Masetti, già vice-presidente dell’Associazione, e inaugurato a Milano nel marzo 1920 (cfr. Inaugurazione dell’Istituto superiore di ragioneria, aprile 1920, e, sempre sulla questione della formazione professionale: Università commerciali e istituti superiori di ragioneria, aprile 1920; L. Brasca, Osservazioni intorno all’insegnamento delle discipline computistiche e amministrative, 15 marzo 1922; Riforma Gentile, novembre 1923, Il bando della lingua italiana, novembre 1924; La ragioneria nelle università, giugno 1925; Tesi e… tesi, gennaio 1926).

Il foglio interviene spesso anche sulle questioni che stanno alla base dell’ondata di scioperi che in quegli anni coinvolge molte categorie di lavoratori delle campagne e delle città, poiché anche se “la ragioneria non solleva né discute questioni politiche, si sente però in grado di dare contributi efficacissimi per le soluzioni alle ardue questioni sociali che si dibattono oggi con veemenza e calore. E soprattutto nella questione della partecipazione agli utili dell’impresa entra a dirimere equivoci nei quali cadono spesso autori di opere di economia” (La mano d’opera e gli utili industriali, 20 aprile 1920). L’argomento viene infatti ulteriormente approfondito in un lungo articolo di Ercole Taglioretti, nel quale si sostiene che “l’agente lavoro che oggi si ritiene vittima di uno sfruttamento continuo da parte del capitalismo, e che quindi tende a produrre poco perché ha il preconcetto che producendo di più impingui il capitale, null’altro che il capitale, se domani sarà interessato nell’utile dell’impresa e avrà la sicurezza di aver quanto a lui compete, perché rappresentanti di sua sicurezza tutelano i suoi interessi e i suoi diritti, sarebbe probabilmente stimolato a produrre, a produrre molto” (Gli alti prezzi e la legislazione sociale, gennaio 1921). Sulle tematiche di legislazione sociale trattate in epoca fascista vedi il lungo articolo di Giuseppe Martinez, La nuova legislazione del lavoro, (maggio 1926 e sgg.), sulla legge 3 aprile 1926 “con cui abbiamo segnato al mondo civile la nuova linea da seguire per valorizzare gli elementi più poderosi delle nazioni e ottenere la riconciliazione del capitale con la manodopera”.

Un altro argomento a lungo dibattuto sulle pagine del periodico e che riguarda nello specifico la categoria professionale di cui la rivista si occupa è quello della vertenza tra ragionieri e dottori commercialisti, che tendono ad arrogarsi funzioni “che sono da secoli nella tradizione della nostra professione” (Dottori e ragionieri, marzo 1925; sui termini del concordato firmato dalle segreterie nazionali delle due categorie professionali, vedi L’accordo tra dottori e ragionieri, ottobre 1926).

Riguardo all’ultimo periodo di vita della rivista, si segnala lo scritto di Umberto Masetti La situazione dell’industria cinematografica italiana (ottobre 1926), che oltre a tratteggiare le cause della crisi produttiva italiana nel settore (“la sovrabbondanza di materiale americano e la convenienza dei prezzi offerti, unitamente all’opera sagace di accorti noleggiatori hanno determinato presto uno stato di saturazione che ha ridotto al minimo, se non soppresso del tutto, il bisogno di films italiani, per quanto il favore del pubblico verso quest’ultimo sia sempre stato il più accentuato”), introduce una lunga serie di studi sull’organizzazione amministrativa e contabile dell’azienda cinematografica ad opera dello stesso autore, quali: L’impresa cinematografica, dicembre 1926; Impianto e valutazione di bilancio nell’impresa cinematografica, gennaio 1927; L’impresa cinematografica: il costo di produzione del film, febbraio 1927; La produzione di films in Italia, dicembre 1927.

Con numero del dicembre 1927 la rivista “ossequiente al Regime, fedele ammiratrice del Duce […] in omaggio alla disciplina rigida e severa, lascia momentaneamente il suo posto di lavoro e di fede alla stampa ufficiale dei sindacati” (Saluto, dicembre 1927).

C. Ro.

Raccolte: MI120: 1889-1908; 1911-1912 (lac.). MI041