Palazzo Gallio - complesso

Gravedona ed Uniti (CO)

Indirizzo: Via Regina Levante, 2 (Nel centro abitato, isolato) - Gravedona ed Uniti (CO)

Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi

Tipologia specifica: palazzo

Configurazione strutturale: Situato in posizione isolata su un promontorio roccioso prospiciente il lago, a nord dell'abitato di Gravedona, il palazzo è organizzato su una pianta quadrata con quattro torri angolari, con logge aperte su due lati, che conferiscono un aspetto imponente al complesso. L'edificio, realizzato utilizzando i resti di una struttura fortificata, ne conserva alcune porzioni murarie a lato della scala di accesso verso il giardino. Dal giardino si accede all'edificio tramite una scalinata di ingresso che conduce alla loggia, posta sul lato nord, che a sua volta introduce al salone principale a doppia altezza con vista sul lago. La scala, decorata con cornici in pietra conduce all'atrio del piano interrato e alla terrazza sul lago. Il giardino, che un tempo ospitava piscine e uccelliere, è costituito da terrazzamenti digradanti verso il lago

Epoca di costruzione: 1586

Autori: Piotti, Giovanni Antonio, progetto; Tibaldi, Pellegrino, progetto

Comprende

Descrizione

Il Palazzo Gallio sorge in posizione isolata a nord dell'abitato di Gravedona su un promontorio roccioso prospiciente il lago. L'edificio fu realizzato come dimora del Cardinal Tolomeo Gallio, signore del Contado delle Tre Pievi, utilizzando i resti di una struttura fortificata, di cui si conservano alcune porzioni murarie. Il palazzo è organizzato su una pianta quadrata con quattro torri angolari che conferiscono un aspetto imponente al complesso. La facciata nord, verso il giardino, e la facciata sud, aperta verso il lago, sono caratterizzate da un doppio ordine di logge. I prospetti sono scanditi da una sequenza di finestre rettangolari con cornici in pietra molera e timpani spezzati al piano nobile e da finestre quadrate con cornici in pietra al piano interrato e al piano primo. Le quattro torri, leggermente sporgenti rispetto al corpo principale, sono concluse da logge aperte su due lati. L'ingresso avviene attraverso un portale di accesso in pietra collocato nel muro di recinzione lungo la Via Regina. Dal giardino si raggiunge la scalinata di ingresso che conduce alla loggia, posta sul lato nord, da cui si accede al salone principale e alla scala che conduce al piano superiore e al piano interrato. Il salone a doppia altezza con volta a schifo e cornice in stucco distribuisce le sale collocate al piano nobile, alle quali si accede attraverso aperture con cornici in pietra, e alla loggia aperta verso il lago. Lungo le pareti del salone si conservano alcuni ritratti di donne dell'antica Roma. Sul lato est del salone si trova una piccola cappella con decorazioni pittoriche a motivi architettonici ed una scena raffigurante la leggenda di Tobiolo e dell'angelo Raffaele, realizzate nel corso del XVIII secolo. Sullo stesso lato si trova una sala con arredi lignei ed alcune tele appartenenti alla collezione Gallio. Sul lato opposto del salone si apre un'altra sala, un tempo sala da bigliardo, con un arredo ligneo in stile gotico piemontese ed alcune tele alle pareti. A fianco della sala il locale della cucina che conserva un camino in pietra con lo stemma della famiglia Curti Maghini. Sul lato sud del salone si apre una loggia, su due colonne in macchia vecchia di Arzo, affacciata verso il lago. Sulla parete si trova una lapide dedicatoria, datata 1586, che ricorda Tolomeo Gallio e celebra la costruzione del palazzo. La scala, decorata con cornici in pietra a motivi geometrici, conduce all'atrio del piano interrato da cui si accede ad un salone che collega i diversi locali disposti lungo i due fianchi e conduce al terrazzo verso il lago. Da qui un'altra rampa di scale conduce a tre locali interrati, un tempo utilizzati per un opificio, ed alla darsena. Al piano superiore la loggia verso il giardino consente l'accesso a due corridoi che distribuiscono i locali sui lati est ed ovest e conducono ad un'altra loggia, aperta verso sud, impostata su colonne ioniche. Due delle torri angolari sono collegate da scale a chiocciola che partono direttamente dal livello più basso mentre le altre due sono raggiungibili attraverso semplici rampe dal primo piano. All'interno del giardino sono presenti due edifici, già indicati nelle Mappe del Teresiano, probabilmente destinati già in origine ad ospitare funzioni di servizio. Il giardino, che un tempo ospitava piscine e uccelliere, è costituito da terrazzamenti digradanti verso il lago e l'impianto attuale sembra risalire al XIX secolo.

Notizie storiche

Il palazzo sorge sui resti di una struttura fortificata di cui sono visibili alcune porzioni murarie a lato della scala di accesso verso il giardino. L'edificazione del palazzo è successiva all'acquisto, avvenuto nel 1580, del Contado delle Tre Pievi da parte di Tolomeo Gallio. Secondo la tradizione i lavori sarebbero iniziati nel 1583 e conclusi nel 1586, data riportata in una lapide dedicatoria inserita nella loggia, ma in assenza di documenti che confermino tale ipotesi sembra corretto spostare più avanti la data di inizio del cantiere e interpretare la data 1586, indicata nella lapide, come data di inizio del cantiere. In quell'anno infatti il Cardinale Gallio rientrò a Como da Roma ed ebbe modo di seguire lo sviluppo dei progetti da lui commissionati. Inoltre nell'atto di donazione dal Cardinal Gallio al nipote Tolomeo, rogato nel 1587, i lavori risultavano ancora in fase di esecuzione e probabilmente proseguirono fino alla fine del secolo. Nel testamento del 1596 il Cardinal Gallio infatti confermò la donazione del Contado delle Tre Pievi al nipote Tolomeo e definì la villa come "nova". Ancora nel 1599 fu effettuato un pagamento agli scalpellini per i lavori eseguiti al palazzo di Gravedona. Per il progetto dell'edificio la storiografia ha indicato il nome dell'architetto Pellegrino Tibaldi in forza dei rapporti di Tolomeo Gallio con i Borromeo ma non esiste alcuna documentazione a supporto di tale ipotesi. Negli stessi anni invece era molto più stretto il rapporto con l'architetto Giovanni Antonio Piotti, chiamato dal Cardinal Gallio a lavorare in alcuni cantieri comaschi e probabilmente anche a Gravedona dove è documentata la presenza come capomastro di Giacomo Curti Maghini. Nel 1607, a seguito della morte del Cardinale, il palazzo passò al nipote Tolomeo primo Duca d'Alvito. Nel 1613 alla morte di Tolomeo il palazzo passò in eredità al figlio Francesco. Nel 1636, nel corso delle guerre di religione in Valtellina, il Duca Enrico di Rohan tentò di distruggere il palazzo: il tetto venne bruciato e fu successivamente ricostruito da Francesco Gallio. Alla sua morte, avvenuta nel 1655, il palazzo fu ereditato dal figlio Tolomeo, terzo Duca d'Alvito. Nel 1687 la proprietà passò in eredità al figlio Francesco e quindi, nel 1702, a Tolomeo Saverio Gallio. Nel 1713 il palazzo pervenne in eredità a Francesco Ignazio Gallio e dopo la sua morte fu trasferito al figlio Carlo Tolomeo, settimo Duca d'Alvito. Con Carlo Tolomeo si estinse il ramo napoletano dei Gallio e alla sua morte, nel 1800, in assenza di eredi diretti, la proprietà passò a Francesco Saverio Caraffa. Questi nel 1805 vendette il palazzo a Gerolamo Del Pero. Nel corso del XIX secolo una parte del palazzo fu utilizzata come opificio. Successivamente i beni della famiglia Del Pero furono messi all'asta nel 1898 e furono acquistati da Giovanni Frova che divenne il nuovo proprietario del palazzo. Nel 1926 la proprietà passò in eredità al fratello Giuseppe Frova e per successione alla vedova Annunciata Formenti. Alla morte di Annunciata Formenti nel 1929 il palazzo fu trasferito a Pietro Formenti che lo lasciò nel 1934 alla sorella Adele. Nel 1937 il palazzo fu donato ad Ada Toni e dopo la morte di quest'ultima, nel 1947, fu acquistato da Rodolfo Hibsch. Il palazzo passato in eredità alla moglie fu successivamente oggetto di una trattativa di vendita a partire dal 1977 e fu definitivamente venduto alla Comunità Montana Alto Lario Occidentale nel 1983. Già nel 1985 fu eseguito un primo intervento di restauro per la sostituzione della struttura di copertura. Negli anni successivi invece furono realizzati interventi sugli intonaci esterni (nel 1998-99 il prospetto principale, nel 2000 il prospetto sud-ovest, nel 2001 la torre sud-ovest, nel 2004 il prospetto sud-est e la torre nord-est), per il risanamento delle murature dall'umidità (nel 1998), per la realizzazione di impianti e per il rinforzo delle solette (fra il 2003 ed il 2005).

Uso attuale: giardino: giardino pubblico; palazzo: uffici; eventi

Uso storico: giardino: giardino privato; palazzo: abitazione; palazzo: ospedale; palazzo: uffici; palazzo: filanda; palazzo, piano seminterrato: ospedale

Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale

Riferimenti bibliografici

Pescarmona, D./ Rossi, M./ Rovetta, A., Alto Lario Occidentale, Como 1992

Belloni Zecchinelli, M./ Belloni, L. M., Palazzo Gallio, Menaggio 1993

Albonico Comalini, P./ Conca Muschialli, G., Gravedona. Paese d'arte, Gravedona 2006

Della Torre, S., La Provincia di Como, L'architettura, Lipomo 2002

Rocco, G., Rivista Archeologica dell'Antica Provincia e Diocesi di Como, Il Palazzo delle Quattro Torri di Pellegrino Pellegrini a Gravedona, Como 1929

Guida Italia, Lombardia Guida d'Italia del Touring Club Italiano, L'Alto Lago: da Menaggio a Colico, Milano 2005

Della Torre, S., Arte Lombarda 1990, Atti del Convegno "Pellegrino Tibaldi", Porlezza (Valsolda), settembre 1987, Appunti di ricerca sulle architetture <> in area comasca e sull'architetto Giovanni Antonio Piotti, Cinisello Balsamo 1990

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Credits

Compilazione: Catalano, Michela (2007); Leoni, Marco (2007)

Aggiornamento: Galli, Maria (2009); Marino, Nadia (2016)

Descrizione e notizie storiche: Leoni, Marco

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