Chiesa di S. Giovanni Battista

Pescarolo ed Uniti (CR)

Indirizzo: Piazza Martiri della Libertà - Pieve Terzagni, Pescarolo ed Uniti (CR)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Configurazione strutturale: Esternamente, l'attuale chiesa, si presenta con una facciata sobria, a tre portali, di cui uno centrale (chiuso da un'inferriata). Si accede all'interno, attraverso il portalino di destra. L'interno è raccolto e impostato sullo stile barocco, ma l'atmosfera cambia connotazione avvicinandosi all'area 'sacra', dov'è situato l'altare maggiore, dove si trova un tappeto musivo, di epoca romanica, ormai degradato

Epoca di costruzione: sec. XII - sec. XVIII

Descrizione

Il pavimento musivo romanico ha purtroppo subìto perdite e rimaneggiamenti. Lo stato di conservazione al 1873 può essere desunto da un disegno di Aus'm Weerth, che mostra un "quadrato magico" in prossimità dell'abside, ma oggi se ne legge solo la parola rotas nell'angolo nord-occidentale, in una zona composta di più frammenti decontestualizzati e riportati. La zona centrale è la più lacunosa, a causa dell'altare moderno; la zona est - interna all'abside - la più completa e decifrabile. Partendo da quest'ultima, le figure si dispongono attorno a un nucleo rettangolare ora vuoto, al centro del quale - secondo Aus'm Weerth - doveva essere incluso il "quadrato magico" ("sator arepo tenet opera rotas", leggibile anche al contrario), che compare anche nel coro della collegiata di S. Orso di Aosta e costituisce un palindromo crittografico con valore cristologico e apotropaico. Su di esso doveva essere posto l'altare mobile. Più a ovest si trova la figura di Stephanus diakwuws sotto arcata, cioè del protomartire Stefano, che tiene il libro dei Vangeli, dato che il santo contrassegnava l'ufficio ecclesiastico del lettore del Vangelo (diacono) durante la messa. Probabilmente l'immagine indicava la posizione della lettura, in prossimità dell'altare. Si tratta di una delle rarissime immagini di santi rappresentati su un mosaico pavimentale romanico, ma ha una funzione di "indicatore" liturgico.
Un gradino separa il semicerchio absidale dallo spazio quadrato antistante, caratterizzato da almeno dodici clipei maggiori e due coppie minori con animali affrontati. Della fila orientale non sopravvive più nulla, ma Aus'm Weerth registra due figure. Si conserva invece completamente la fila centrale. Si leggono da nord la "lussuriosa" sirena/pesce bicaudata (con un singolare copricapo), che si tiene le code con le mani, un quadrupede su tre montagnole, un felino striato e maculato con la testa alzata, e un pennuto a due zampe che teneva in origine qualcosa in bocca. Infine, della fila più occidentale si conservano solo le due figure centrali: un uccello dal lungo collo piegato verso l'alto, un altro felino striato e maculato ma con la testa in giù (figura non coincidente con quella rappresentata da Aus'm Weerth). Questa è la zona del pavimento più chiaramente allusiva a un tappeto (riferimento essenziale per i pavimenti figurati romanici). Su questo inamovibile "tessuto" il clero per le azioni liturgiche o i fedeli per la comunione, calpestavano gli animali allusivi ai vizi. Tuttavia l'identificazione del bestiario è difficile, anche a causa dell'imperfetta definizione delle figure. Gli animali della fila centrale sembrano affrontati a coppie e forse si vollero indicare delle singole "opposizioni" positivo-negativo.
Il musivario di Pieve Terzagni utilizza una bicromia fatta di nette linee nere di contorno e di definizione delle figure. Talvolta la bicromia si concretizza in una fitta alternanza di quadratini bianco-neri, di intensa vibrazione luminosa. La sostanziale semplificazione del disegno non è esente dal suggerire una viva sensibilità grafica e delle forme dinamiche e maestose, come quelle entro l'abside, indubbiamente le migliori.

Notizie storiche

Il pavimento musivo di S. Giovanni Battista di Pieve Terzagni riguarda la zona del presbiterio di una chiesa che rivela poche emergenze romaniche (fra cui un pilastro cilindrico), databili all'avanzato xii secolo. Il presbiterio, in origine completamente mosaicato, è largo 7,07 m e lungo 9,26 m circa.
Una datazione alla seconda metà del XII secolo (Conte 1976) non è senza verosimiglianza, ma resta in gioco quella anteriore al 1150 (Calzona 2006).
Nella chiesa di Pieve S. Giacomo, M. Conte (1976) ha segnalato monofore, archetti pensili, e la parte inferiore di un pilastro cilindrico della fila nord. La datazione all'xi secolo è plausibile. Parzialmente coperto da assito ma in gran parte ancora da scavare, resta un importante mosaico pavimentale romanico al di sotto della navata centrale. Attualmente sono consultabili presso il Comune solo poche fotografie. Lo scavo del mosaico costituirebbe una scoperta eccezionale. Un'iscrizione del 1244 attribuisce la torre di Pieve S. Giacomo alla famiglia dei Berenzanis (a Berenzanis hoc opus factum est).

Uso attuale: intero bene: chiesa

Uso storico: intero bene: chiesa

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Credits

Compilazione: Ribaudo, Robert (2013)

Descrizione e notizie storiche: Piva, Paolo

Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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