Chiesa di S. Colombano

Vaprio d'Adda (MI)

Indirizzo: Via della Moletta (nel centro edificato storico perimetrato al 1989) - Vaprio d'Adda (MI)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Configurazione strutturale: Edificio ad aula singola con tre absidi ed arcone trasversale e metà navata. Il portale con strombo a fascio presenta, sui montanti esterni, alcune figure scolpite ad altorilievo. Il capitello sinistro presenta una successioni di personaggi in posizione frontale; un leone a due corpi e singola testa interrompe la sequenza. Il capitello destro ha invece decorazione solo vegetale.

Epoca di costruzione: sec. XII

Descrizione

Non lontano dalla riva destra dell'Adda, accanto al moderno ospedale di Vaprio sorge la chiesa di S. Colombano, edificio a sala (13 x 12 m) con copertura a capanna e unico emiciclo absidale, in conci squadrati di ceppo e serizzo che incamiciano cortine laterizie. Lo spazio interno, accessibile dal portale di facciata e dai due opposti orientali, è scandito in due campate dall'arco a sostegno delle falde, mentre un diaframma a triplice fornice introduce il presbiterio, in cui la cappella a imbotte ed emiciclo è affiancata da collaterali comunicanti voltati a crociera.
Il portale gradonato con lunetta del prospetto, a uso dei laici, mostra un decoro scultoreo ricco ma assai consunto, a causa della friabile arenaria di cui è composto. Arduo è ricomporre il programma iconografico dei rilievi che emergono dai piedritti: a sinistra, sotto un capitello a nastro con figure umane e mostruose si susseguono la sirena bicaudata, l'arcangelo Gabriele e Tobiolo (?), un gruppo ibrido zoomorfo; a destra, sotto rigogliosi cespi d'acanto si susseguono un emblema a intreccio, l'Agnello (?), una figura con un libro sulle ginocchia (?). Il richiamo a modelli pavesi (Magni 1984) è indiscutibile, ma va collocato in un più ampio raggio di riferimenti, che includono la scultura ambrosiana e bergamasca. Nella lunetta del portale sud si impone la figura tonsurata con pastorale, che nel gesto dell'adlocutio ribadisce la centralità della Parola agli officianti che accedevano al coro (seconda campata) provenendo dalla domus. La lunetta del portale nord, di incerta funzione, mostra una tra le più antiche rappresentazioni monumentali della falconeria: nella mano sinistra il falconiere regge il falco, mentre nella destra stringe il logoro, simulacro di uccello a richiamo dell'animale dopo il volo; ai suoi piedi, un cane insegue una lepre (Scirea 2007). L'emiciclo absidale è ritmato da due semicolonne su zoccolo modanato in tre specchiature, ciascuna con monofora gradonata e oculo rincassato con diaframma a quattro fori. Il coronamento, che prosegue lungo i fianchi, si articola in sottogronda a gola, modanatura spiraliforme, fregio a denti di sega e archetti su peducci concavi (il primo a sinistra della specchiatura nord inquadra un orante). Nel contrafforte angolare sud-est è modellata una figura che cavalca una fiera al guinzaglio; in quello nord-est, un ragazzo con chioma a caschetto e tunica al ginocchio regge qualcosa di fronte al bacino (la borsa del pellegrino?). Il presbiterio conserva integro il decoro scultoreo, di nuovo riconducibile a modelli pavesi ma anche ambrosiani. I semicapitelli dei pilastri polistili del triforium rielaborano il tema dell'uomo tra fiere: a nord quale preda di minacciosi leoni; a sud quale diabolico domatore di mostri ferino-antropomorfi (Angheben 2003). Incongruenze formali e di assemblaggio suggeriscono il parziale riutilizzo di rilievi di altra provenienza, in ogni caso di poco precedenti la cronologia del cantiere. I salienti poligonali impostati sugli abachi sono sormontati da telamoni, i cui tratti richiamano l'iconografia sasanide e poi musulmana dei "tiratori di barba" (Jacoby 1987), la cui connotazione negativa ben si adatta a chi è gravato dal tetto. Le minacce che si insinuano nel santuario, non a caso nei punti di ricaduta delle volte, sono neutralizzate dalla coeva composizione pittorica della semiconca (riemersa nel 1959 sotto uno strato eclettico), che dispone una croce trionfale a profilo patente, quattro tondi negli spazi di risulta e stelle ai lati, cinque a nord e quattro a sud (Scirea 2009). Confronti esegetici ed iconografici lasciano ipotizzare una rara rappresentazione aniconica della seconda venuta di Cristo (la croce), fra una "quaternità" (i tondi), e i nove cori angelici (le stelle).

Notizie storiche

Non vi è traccia di eventuali edifici pertinenti alla chiesa, interessata da interventi nel xix secolo e dal restauro del 1959 coordinato dall'architetto Alessandro Degani, distruttivo dell'arredo barocco e di ripristino della campata ovest. In accordo con de Dartein (1865-82), Porter (1915-17), Arslan (1954) e Magni (1984), l'unitario cantiere si mostra coerente con il secondo quarto del secolo XII.
In un diploma di Ottone III del 998 una delle cellae di S. Colombano a Bobbio è in località Vaprianum, forse Vaprio d'Adda in forma aggettivata (Tartari 1998). La prima menzione certa compare nel privilegio concesso nel 1155 dall'arcivescovo Oberto alla pieve di Pontirolo (diocesi di Milano), cui spetta la chiesa "Sancti Columbani in loco Vavri" (Perelli Cippo 1998). Nel 1315 fratres di S. Colombano figurano in una transazione dell'Ospedale Nuovo di Milano (Volpi 1971-1972). Nel Libro mastro della Mensa arcivescovile la "domus de Sancto Columbano de Vaprio debet dare pro censu pro anno mccclxxviii et deinceps omni anno libras unam cere" (asdmi, Mensa Arcivescovile, Mastro 1, f. cc). La visita di san Carlo del 1566 restituisce una chiesa in abbandono, che però nel 1570 impressiona Leonetto Chiavone perché in pietra viva e splendida nella forma, pur se "tota ruinosa e discoperta" (asdmi, V.P., Treviglio, III, f. 141v e Trezzo, ii, q. 1; Bosatra 1998). Dalle fonti emergono solo indizi sull'originario status della chiesa, i cui caratteri costruttivi, funzionali e iconografici implicano una colta comunità religiosa. Il privilegio del 1155 inquadra S. Colombano nella pieve di Pontirolo, e ciò tende a escludere ordini strutturati; altro discorso per quelle formazioni che nel secolo XII si moltiplicarono all'insegna della vita comune, per lo più integrate alle strutture diocesane. Ad una di esse, forse di tipo militare, sembra spettare la fondazione, mentre ad una comunità subentrata dovrebbero riferirsi i fratres del 1315 la domus del 1378.

Uso attuale: intero bene: chiesa

Uso storico: intero bene: chiesa

Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico

Credits

Compilazione: Salerni, Patrizia (1990); Sarno, Giuseppe (1990)

Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2013)

Descrizione e notizie storiche: Scirea, Fabio

Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book; MarkusMark

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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